A Cagliari è ormai guerra aperta tra i residenti di Stampace e il Comune, con quest’ultimo che ha aumentato le concessioni per far mettere nuove pedane esterne ai titolari dei locali food. Spesso, stando alla lettera di fuoco spedita dal presidente del comitato di abitanti stampacini, Adolfo Costa, al sindaco Paolo Truzzu, al prefetto e al direttore dell’Asl, sui parcheggi. E col rischio concreto di incidenti, anche gravi. Ecco, di seguito, alcuni stralci dell’email inviata alle massime autorità cittadine.
“L’amministrazione di Cagliari ha recentemente autorizzato alcuni locali pubblici che somministrano bevande e pasti, a posizionare pedane lungo la carreggiata del Corso Vittorio Emanuele II, nel tratto che intercorre tra la via Caprera e la via Pola. Le pedane occupano lo spazio della fascia di sosta laterale destinato a parcheggio pagamento (strisce blu) o a spazi riservati. Le autorizzazioni concesse, non rispettano il regolamento emanato dal Comune di Cagliari, in quanto superano il numero di stalli che, ai sensi di tale regolamento, posso essere distratti dal servizio pubblico per essere concessi alluso di privati. Di ciò, peraltro, attiveremo ogni forma di ricorso consentita. La presente segnalazione intende porre in evidenza altri, ulteriori, aspetti che, a parer nostro, meritano l’attenzione non soltanto dell’amministrazione comunale, ma di ogni altra Istituzione che abbia competenza in materia di prevenzione o repressione di condotte che possano mettere in pericolo la salute e l’incolumità pubblica. Il posizionamento di tali pedane, infatti, determina, per un verso, un grave incremento del rischio lungo le fasce di sosta e per altro verso, un ulteriore aumento del disagio dei residenti. Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, in Italia, ogni anno, si registra la morte prematura di circa 70mila persone, dovute, secondo l’Agenzia europea per l’ambiente, alle polveri emesse da automobili industrie e riscaldamento. Quanto al numero delle morti dovute, in assoluto ad esposizione a Pm2,5, nei paesi europei, vede l’Italia al primo posto. È evidente che il riferimento, di per sé drammatico, a dati di carattere statistico, non consente di identificare, nello specifico, i rischi evitabili per i cittadini e, peraltro, l’attuale organizzazione del sistema sociale non consente l’eliminazione di tutti i fattori di rischio. Non è ipotizzabile che le amministrazioni vietino ogni attività inquinante, a partire dalla circolazione stradale. Tuttavia, quando le amministrazioni adottano atti che sicuramente fanno crescere il rischio, in assenza di qualsivoglia esigenza di necessità, siamo in presenza di un comportamento colposo.
Nel caso in esame, per esser chiari, l’amministrazione facilita ed incentiva la permanenza di persone, in aree appositamente messe a disposizione; tali aree si troveranno ‘ad altezza del tubo di scappamento’ delle auto che transitano lungo la carreggiata del Corso Vittorio Emanuele. E indubbio che ciò comporterà un aumento, per quanto non calcolabile, del fattori di rischio che possono portare ad accorciamento della vita e al suo peggioramento. Immaginare persone che tranquillamente sorbiscono il thè, mentre passano loro accanto in continuazione (quasi sotto il naso) automezzi che emettono sostanze altamente nocive alla salute, è di per sé impressionante. Oltretutto, nel caso delle pedane autorizzate nel tratto del Corso Vittorio Emanuele di cui si è detto, oltre al sicuro incremento del rischio derivante dall’esposizione all’inquinamento, si deve aggiunger anche il rischio per l’incolumità delle persone, esposte ai rischi di incidente derivanti dal traffico, in quanto non protetti dallo scorrere e dalle manovre della autovetture che circolano liberamente al loro fianco. La casistica degli incidenti stradali, in tutta Italia, registra non di rado proprio il caso di vetture che finiscono per investire gli avventori delle pedane allestite al bordo delle carreggiate. Si è detto che, ove si trattasse di un rischio necessario, o indispensabile, potrebbe il provvedimento dell’amministrazione potrebbe essere giustificato. Nel caso in esame, tuttavia, non solo non si ravvisa alcuna utilità pubblica dal fatto di consentire l’allestimento di pedane all’interno delle fasce di sosta laterale delle strade, ma ciò, al contrario confligge proprio con l’utilità pubblica, confliggendo proprio con un interesse, questo sì, generale, dei cittadini che si vedono ulteriormente privati degli spazi destinati al parcheggio, con un ulteriore aggravio dei problemi alla circolazione dei residenti della zona, che vengono esposti ad un ulteriore disagio anche per i fenomeni collaterali, come l’inquinamento acustico, direttamente collegati con la scelta di consentire l’utilizzatine degli spazi stradali. Non ultimo il fatto che la circolazione dei pedoni nel marciapiede ad essi riservato (non si dimentichi che ai sensi del Codice della Strada il marciapiede è destinato al passaggio dei pedoni), li costringe, in tali zone, ad ‘attraversare’ un locale pubblico, visto che, com’è naturale, il tratto di marciapiede antistante i locali interessati è di fatto spazio utilizzato in continuazione dal personale e dai clienti del locale stesso. La decisione dell’amministrazione comunale di concedere l’uso della strada ad attività private, in aree non chiuse al traffico, in definitiva, è una decisone scellerata che fa aumentare il rischio delle persone, in assenza di utilità pubblica ed anzi in contrasto con le esigenze dei residenti della zona.
Tanto si sottopone all’attenzione delle autorità in indirizzo, perché vogliano valutare, ed eventualmente correggere o reprimere, le conseguenze degli atti che sono in contrasto con la legittima aspirazione dei residenti ad una città più abitabile e confortevole per i residenti stessi e per tutte le persone che la frequentano”.










