L’impegnativa del suo medico di famiglia stretta tra le mani, le “telefonate a vuoto” all’Ats e poi la decisione, per risparmiare un po’ di soldi, di andare a fare il tampone rapido alla Fiera, dove già da qualche giorno operano, in sinergia, Esercito e Ats. Ma Giorgio Ligios, ingegnere 46enne residente a Pirri, non ha potuto effettuare il test. Il motivo? “Senza la segnalazione del medico di famiglia all’Ats è impossibile, non ti mettono nell’elenco. Nei giorni scorsi ho telefonato molte volte a vari numeri di Assl e Ats. In qualche caso non mi hanno risposto, in altri mi hanno detto che non sapevano darmi informazioni, fornendomi altri numeri che, però, squillavano a vuoto. Fare il test anti Covid è una mia scelta libera”, precisa Ligios, “voglio andare a trovare i miei genitori, anziani, a Sassari. La mia compagna lavora in uno studio aperto al pubblico, dunque il rischio di essere contagiati c’è. Avevo anche scaricato il modulo apposito, compilandolo e firmandolo, ma non è stato sufficiente”. Certo, da parte dell’Esercito non c’è nessuna colpa: “Il fatto è che è mancata la chiarezza, per quanto mi riguarda dall’Ats: ho fatto tante telefonate per informarmi, se mi avessero risposto avrei sicuramente chiesto maggiori lumi al mio medico”, osserva, rammaricato, l’ingegnere.
“Ho già prenotato un antigenico rapido in un laboratorio privato, dovrò pagare trenta euro. Due mesi fa, per un tampone molecolare, ne ho spesi ottanta, e solo qualche giorno dopo il costo è sceso a 50 euro. Ora, chi ha uno stipendio se lo può anche permettere, ma chi non ce l’ha? Perchè non hanno previsto i tamponi gratis per chi non ha soldi o per chi è disoccupato?”.












