Tra le attività che non riapriranno, almeno per le prossime due settimane, in Sardegna, ci sono anche i negozi che vendono vestiti per bambini e bambine. A Roma, Conte ha detto “sì”, in Sardegna Solinas ha detto “no”. E la decisione del presidente sardo del prolungamento del divieto viene vista in modo positivo da Luca Maddaloni, 54 anni, alla guida di due negozi specializzati nella vendita di abiti e accessori usati per bimbi e bimbe. Due attività commerciali, una a Cagliari e l’altra a Quartu Sant’Elena, e conti che comunque non quadrano più: “Dal dodici marzo scorso siamo chiusi e, praticamente, fermi. Stiamo tentando con le consegne a domicilio, ma è quasi tempo perso. Abbiamo ricevuto pochissime richieste, forse perchè la gente ha paura di essere contagiata”, afferma Maddaloni. “Nell’ultimo mese, però, le bollette da pagare sono state tante, e tutte puntuali”. L’elenco? “250 euro di luce, 140 di acqua”.
Senza dimenticarsi dei “1500 euro per l’affitto dei due locali”. Ed è qui che il commerciante, intristito, confida di aver chiesto “il bonus di seicento euro del Governo, faranno comunque comodo per ripianare, in parte, le spese. Penso che lo Stato avrebbe dovuto agire tempestivamente contro il Coronavirus, bloccando sin da subito arrivi e partenze anche dalla Sardegna, invece siamo andati avanti senza nessuna restrizione per alcune settimane”.










