Un appello rivolto a tutti: “Serve un’alleanza educativa diffusa, così sarà possibile riportare sicurezza, legalità e serenità in luoghi che dovrebbero essere spazi di incontro e crescita, non di marginalità e rischio”. Quello che è accaduto ieri sera alle 20.30 circa in piazza S.Eulalia racconta l’ennesima aggressione brutale ai danni di un ragazzo minorenne colpito ripetutamente da numerosissimi coetanei con calci e pugni, anche mentre si trovava a terra e privo di difese. La piazza era affollata, circa un centinaio di giovani presenti. Il volto del ragazzo era completamente insanguinato, e gli aggressori continuavano a colpirlo con calci anche sullo sterno.
Abbiamo chiesto l’opinione a Luca Pisano, psicologo psicoterapeuta, Direttore Master in Criminologia che, in sintesi, chiede a tutti di collaborare: una sinergia di forze strutturata, al fine di abbracciare le nuove generazioni e raddrizzare le loro strade prima che, magari, sia troppo tardi. Nessun pregiudizio, solo una collaborazione costante e proficua.
Quali azioni sono necessarie?
“Alla luce della situazione che si ripete ormai da tempo nella zona della Marina, appare necessario e urgente prevedere una presenza stabile di almeno due agenti di polizia, anche municipale. Non si tratta di un approccio repressivo, né di una volontà di “militarizzare” spazi frequentati dai giovani. Al contrario, si propone un’azione mirata a contrastare le cause profonde dell’illegalità, intervenendo su due fronti principali: la vendita irregolare di alcolici a minorenni da parte di molti esercenti; la presenza di spacciatori che agiscono con continuità, sfruttando la fragilità dei giovani e l’assenza di controllo.
In quest’ottica, si suggerisce anche l’adozione di un’ordinanza sindacale che limiti la vendita di alcolici ai minori nella fascia oraria compresa tra le 18.00 e le 21.00 in tutta la città metropolitana. Pur non rappresentando una soluzione definitiva, una misura di questo tipo potrebbe ridurre sensibilmente l’accesso precoce ad alcol da parte degli adolescenti, in particolare quelli tra i 12 e i 16 anni che, dopo aver trascorso il pomeriggio al Centro di Cagliari, fanno rientro nei rispettivi comuni con i mezzi pubblici, spesso in condizioni di alterazione psicofisica molto grave e quindi sono più vulnerabili e inclini alle risse e altre forme di comportamenti trasgressivi.
I ragazzi che invece restano in zona dopo le 21.00 si spostano frequentemente verso le scalinate di Santa Anna, un’area che presenta criticità simili, con la presenza di gruppi dediti ad attività illegali. Anche qui, una presenza di forze dell’ordine potrebbe contribuire a un maggiore controllo, ma soprattutto a un’azione preventiva più efficace”.
Perché i giovani cercano l’alcol e le droghe? Quali problemi celano questi ragazzini che apparente sembrano forti e prepotenti e che, invece, chiedono solamente di esserne ascoltati e aiutati?
“I ragazzi e le ragazze che animano il centro di Cagliari nel fine settimana sono, nella maggior parte dei casi, giovani fragili, portatori di storie personali e familiari segnate da profonde sofferenze. Il sabato diventa per molti di loro un’occasione di fuga dalla realtà, un tentativo – spesso inconsapevole – di estraniarsi da un quotidiano percepito come pesante e doloroso. In questo spazio sospeso, cercano sollievo nel gruppo, nell’alcol, nella musica o nel rumore, ma il bisogno reale è spesso quello di essere visti, accolti, compresi”.
Un invito alle famiglie, quindi: “Accanto a questi interventi, è fondamentale coinvolgere in modo attivo anche le famiglie dei giovani che frequentano la Marina, spesso provenienti da tutto l’hinterland: da Quartu a Pula; da Assemini a Dolianova, e altri comuni limitrofi.
Si invita i genitori, in particolare di ragazze e ragazzi tra i 12 e i 16 anni, a presidiare in modo discreto ma consapevole il tempo libero dei propri figli, magari con una semplice presenza fisica nel centro cittadino durante le ore serali (tra le 18.30 e le 21.00), per offrire un punto di riferimento e un’occasione di supervisione.
È altrettanto importante che in famiglia si mantenga uno spazio di ascolto e dialogo, in cui affrontare con chiarezza e senza allarmismi i temi legati all’uso e abuso di alcol e sostanze, ai comportamenti a rischio, e alle conseguenze sul piano della salute, delle relazioni e della legalità”.
Una situazione non semplice che necessita la forza di tutti: “Quella che viviamo è una situazione complessa, strutturale e multidimensionale, che richiede uno sforzo congiunto da parte di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, forze dell’ordine, operatori sociali, mondo scolastico e, non da ultimo, le famiglie”.












