C’è chi si è portata dietro una delle seggioline utilizzate, sino allo scorso mese di marzo, dai suoi alunni, e chi ha preparato un cartellone con parole che ben spiegano la situazione: “Noi ci siamo, vogliamo fare scuola”, “giù le mani dalla libertà di educare”, “io resto escluso”. I titolari e dipendenti degli asili nido privati di Cagliari e di altre città sarde manifestano anche nel capoluogo sardo, sotto la Regione, in viale Trento. Le richieste sono poche ma chiare: “Il decreto Rilancio e le linee guida per l’apertura dei centri estuigi hanno previsto, da un lato, misure a sostegno dei servizi per bambini da zero a sei anni e dei centri estivi e delle famiglie e, dall’altro, indicazioni per l’apertura”. La Regione e i Comuni, quindi, “possono apportare modifiche alle linee guida, in base al livello di contagio del Covid-19 e di integrare u fondi nazionali con quelli regionali”, si legge nella nota di UnitaMente. E giù le richieste, dai bonus nido e baby sitter al sostegno per i mesi estivi, scoperti da cassa integrazione, per riaprire anche i nidi dell’infanzia.
Una situazione di incertezza, quindi, per molti lavoratori. Tra loro, quasi tutti spiegano di non aver ancora visto un euro di cassa integrazione e ci sono anche strutture quasi centenatie, gestite da religiosi, che potrebbero chiudere. Casteddu Online ha raccolto le loro voci, gli articoli possono essere letti nel corso delle prossime ore sul nostro sito www.castedduonline.it










