A Cagliari la grande crisi e la lenta scomparsa delle edicole va avanti in un modo quasi inarrestabile. Regge prevalentemente chi ha diversificato l’offerta: i quotidiani non tirano, meglio puntare su libri e giocattoli. Ma il crollo è netto: “Siamo passati da 135 a settanta edicole, nessuno apre più al pomeriggio perché non si vende quasi nulla”. A dirlo è Giorgio Durzu, presidente provinciale della Sinagi, il sindacato dei giornalai d’Italia affiliato alla Cgil. La sua edicola in via Roma è passata da un anno e mezzo nelle mani del figlio, che ogni giorno si fa il segno della croce e spera di non dover effettuare, a fine giornata, rese altissime. “Prima restavamo aperti dalle 5 del mattino sino alle venti. Ora chiudiamo tutti alle 13:30. Non conviene più, manca la vendita ed ha inciso anche il Covid, il calo è stato molto pesante”. E si entra nel capitolo dei quotidiani: “Negli ultimi cinque anni i due quotidiani sardi riuscivano a vendere in media, in ogni edicola, centoventi copie al giorno. Ora L’Unione Sarda e La Nuova Sardegna hanno avuto un crollo di copie che arriva anche al sessanta per cento. Lavoro ancora con mio figlio, nell’altra mia edicola dovevo pagare tasse e sovrattasse, non c’era il tanto nemmeno per un panino”.
Stringe tra le mani un manifesto definibile funebre tra le mani, Durzu. Si legge, tra l’altro, che “la carta stampata è ormai obsoleta da tempo, l’informazione passa per altre strade”. Quali? “Su internet. Anche negli uffici, prima l’Enel ci portava via 80 quotidiani al giorno per i suoi impiegati, ora non ne acquista più uno. Tutti vanno sugli smartphone. Una responsabile della Formez: prima acquistavano sei quotidiani al giorno e ora, anche a causa della crisi, zero”.












