Ecocentro di via San Paolo ko, chiuso almeno sino ai primi mesi del 2025. E a Cagliari c’è solo un’altra struttura, realizzata e aperta dal Comune, che finisce sotto pressione da parte di centinaia di cittadini che, ogni giorno, hanno bisogno di disfarsi di questo o quell’oggetto o di questo o quel carico di spazzatura. Lunghe code a Sant’Elia, sotto il sole e anche con quel maestrale che crea mini vortici puzzolenti, frutto della vicinanza con l’ecocentro e i vari cassoni. E, novità delle novità, “è possibile gettare solo piccoli rifiuti”. I cosiddetti ingombranti devono seguire un altro iter, ma non tutti lo sanno. E le polemiche fioccano, tra lunghissime attese e, spesso, contenitori già pieni e chiusi. Con i cagliaritani in regola con la Tari costretti a rincasare con la spazzatura dentro l’auto. Giovani e meno giovani, come nel caso di una coppia di anziani in fila insieme a Diego Cocco: “Non hanno potuto liberarsi di alcuni sacchi e stavano minacciando che li avrebbero gettati in strada. In effetti, ultimamente la città è più sporca anche in zone non propriamente periferiche”.
Il giovane si è trovato davanti a un girone infernale: “Si possono conferire solo piccole quantità di rifiuti. La plastica non può contenere nemmeno piccole parti diverse, come gancetti o viti. Tutto ciò che è risulta contaminato deve finire nel cassetto del secco. Intanto, però”, osserva Cocco, “sino a pochi giorni fa era impossibile smaltire la plastica dura. Per il secco, poi, c’è la possibilità di portare solo due buste al mese. Ieri ho accompagnato mio padre perchè doveva disfarsi di una grossa cassa di plastica utilizzata per riporre bottiglie, l’unico modo per disfarsene era romperla quasi in mille pezzi”.










