La maggior parte dei negozi resiste, in via XX Settembre a Cagliari, ma la paura negli occhi – e nelle tasche – dei commercianti aumenta ogni giorno di più. Una delle storiche rivendite di tessuti, Aversa, è sbarrata da mesi: “Ha chiuso”, dichiara sicuro più di un negoziante di quella strada che unisce via Sonnino a via Roma ma viene addirittura definita, da chi ci lavora da decenni, “una strada periferica”. Gli affari non vanno bene nemmeno nelle centinaia di metri che ospitano una storica azienda di caffè cagliaritana, Manos Sport, la tessili Nocerino e l’altrettanto datato bar Fanni. Nicola Pica gestisce un negozio di abbigliamento femminile all’angolo col viale Bonaria: “Da tre generazioni siamo qui, il negozio di tessuti e un altro di abbigliamento hanno chiuso, restiamo solo noi della vecchia guardia”, dice, “e cerchiamo di andare avanti. Colpa delle vendite online se siamo in crisi”, ma non solo. “La strada è buia da settimane, il Comune ci ha detto che stanno risolvendo ma non è successo nulla. E ci sono pochi parcheggi, dedicare un’intera corsia ai pullman è troppo, meglio farli passare nel viale e poi in via Sonnino”, dice. “Le mie clienti hanno paura a venire la sera, proprio perchè non c’è illuminazione. Negli ultimi tre anni gli affari sono calati del 60 per cento”, e il negoziante ha dovuto, obbligatoriamente ma a malincuore, tagliare sul personale: “Eravamo in sette, ora siamo in tre”. E, a Radio Casteddu, aggiunge: “Via XX Settembre sembra proprio una strada periferica nonostante sia in pieno centro”.
Non se la passa molto meglio Marcello Fanni, alla guida del bar di famiglia da decenni: “Più di un negozio ha chiuso, il movimento è calato e da almeno tre settimane c’è buio pesto la mattina presto, quando arriviamo per iniziare a lavorare. Togliere la corsia per i bus? Per me non è un problema, con i pullman arriva gente e si crea movimento”. Ma non il volume necessario a sorridere: “Affari in calo? Sì, e non c’è stato un grosso rimborso da chi doveva darlo”, cioè dal Governo, chiaro il riferimento ai ristori nei periodi bui del Covid, “ma un contentino. Pasta e caffè costano sempre, da me, due euro, prezzo fermo sperando di superare questo periodo di crisi. In generale c’è stato un calo di lavoro e bisogna farsi due conti. Tenere alzata, oggi, una serranda, è un grosso punto interrogativo. In più c’è stato l’aumento dell’energia elettrica, meglio non parlane. Per fortuna non pago l’affitto”, sospira, visto che il bar, mura comprese, è di sua proprietà: “Èd è ciò che mi salva”.











