Le “vasche” tra il piano terra, il primo e il secondo, alla ricerca di un giubbotto, di un paio di occhiali, di un libro o di un menù a prezzo fisso? Restano un ricordo degli anni Novanta e del primo ventennio dei Duemila, per le decine di migliaia di sardi che hanno fatto tappa fissa, almeno una volta alla settimana, alla Città Mercato di Pirri. Il 5 ottobre riaprirà solo Conad, 3500 metri quadri con davanti la tabaccheria, unica “superstite” in un centro commerciale più che moribondo. Poi nient’altro: tutti gli spazi delle gallerie sono vuoti e così resteranno, salvo miracoli. E il lavori milionari? Sinora solo la parte che ospiterà Conad è terminata, per il resto non si è più vista nemmeno l’ombra di un operaio. Sembra un racconto horror, invece è pura realtà: uno dei centri commerciali più gettonati dagli anni Novanta sino al periodo prima del Covid è paragonabile, quasi, ad un cimitero. E Michele Orlandi, direttore rete Conad del Tirreno, per la prima volta dopo circa tre anni fa capire che c’è qualcosa, forse di più, che non va: “Riapriremo in modo deludente, da soli. Nessuno dei galleristi ha trovato accordi, è tutto come prima”. Cioè il deserto. “Siamo ancora in fase di stallo, so che ci sono state manifestazioni di volontà di aprire qualche attività” ma, poi, stringi stringi, “non si è realizzato nulla. Sono preoccupato, ma dobbiamo andare avanti” Il bivio era il seguente: restare chiusi e incassare zero, con le casse integrazioni in scadenza, o riaprire e provare a intercettare quanti più clienti possibile, salvaguardando la maggior parte dei posti di lavoro. Orlandi ha scelto la seconda strada, ma arrivati a questo punto bisogna incrociare le dita delle mani e dei piedi.
“I lavori non sono partiti, hanno solo fatto una parte iniziale”, afferma Orlandi, riferendosi all’area dove riaprirà Conad. “Mi sarebbe piaciuto pensare ad una riapertura diversa, ma non ci posso fare niente”. Sessantacinque dipendenti resteranno a casa, con ammortizzatori sociali e altri aiuti ed eventuali ricollocamenti. Ciò che è più incredibile è che un colosso commerciale, capace di ospitare l’equivalente di un Comune di ventimila abitanti, nella sola domenica, negli anni d’oro, ora sia un gigante moribondo tra i binari della metro e Terramaini. “Ho ancora una briciolina di speranza”, confessa, in chiusura, Michele Orlandi, “di non ripartire in totale solitudine”. Ma, ovviamente, produrre contratti d’affitto per i tanti spazi interni della galleria non spetta al numero uno di Conad in Sardegna.











