Cagliari, il decreto “costringe” i caddozzoni a chiudere alle 21: “Virus e Governo ci spezzano le gambe”

CAGLIARI, CADDOZZONI KO DALLE 21- Niente panino col wurstel negli storici camion bar del Poetto, i titolari rassegnati: “Addio al grosso degli incassi, paghiamo le tasse ma dobbiamo chiudere: non possiamo certo salvarci con le consegne a domicilio o l’asporto”


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I tavolini belli alti, fuori, ci sono (non da tutti), le sedie no, e il rischio di assembramenti sembra essere “palese”. Risultato? I “caddozzoni” (sicuramente quelli del Poetto) da oggi dovranno chiudere alle ventuno. Il nuovo Dpcm del Governo Conte parla chiaro: oltre alla regola della “distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro”, spicca il seguente passaggio: “Le attività dei servizi di ristorazione (fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie) sono consentite sino alle ore 24:00 con consumo al tavolo e sino alle ore 21:00 in assenza di consumo al tavolo”. Ok all’asporto, con divieto di consumazione sul posto e nelle adiacenze”. Consentite le “consegne a domicilio”. E, per chi svolge quella che è un’attività di ristorazione conosciutissima non solo a Cagliari, il dado è già stato tratto. Portelloni dei camion bar abbassati alle ventuno, e tanta rabbia a contorno. Barbara Pani, 46 anni, titolare dello storico “caddozzone” Baffo, spiega: “Abbiamo tentato l’asporto mesi fa, ai tempi del lockdown, e non è andato benissimo. Il suolo pubblico e gli F24 li paghiamo, eppure sono costretta a chiudere. Se uno verrà da noi e vorrà mangiare un panino o un piatto di patatine sul posto, dovremo mandarlo via. Chiudendo alle 21 non ci salviamo, ho cinque dipendenti da dover pagare. Sto ancora attendendo i soldi a fondo perduto. Quando è iniziata la stagione, poi, tanti ragazzini sono arrivati da noi senza indossare le mascherine, fregandosene delle regole. Questi sono i risultati”, commenta, con amarezza, la Pani.
Si prepara ad abbassare il portellone anche Alessio Viti, 40 anni, “caddozzone” del Poetto della Delizia di Sapori: “Non ho sedie e non ho tavoli fuori, ci toccherà chiudere per le ventuno. Vuol dire che non lavoreremo, con la mia famiglia abbiamo il camion bar da decenni”. Durante il lockdown “ho provato il servizio d’asporto. Dalle ventuno è andato malino, avevo tentato anche le consegne”. Con le nuove regole del Dpcm “tenterò la carta dell’asporto, il lavoro d’inverno cala, ma non mi salverà. Nell’ultima settimana è andata male, la notte chiudo verso le 3. Chiudendo alle ventuno perdo quasi tutto l’incasso, questo decreto ci spezza le gambe. Ho dieci dipendenti, non ho idea di cosa fare, a questo punto è meglio non aprire, tra corrente elettrica e altre spese, come mi faccio l’incasso?. Avevo chiesto i bonus e gli aiuti al Governo, qualcosa era arrivato. Insomma, spero solo di salvarmi con l’asporto ma la vedo grigia”.


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