Un ragazzo, cane al guinzaglio in una mano, si avvicina alla transenna presidiata dalla Protezione Civile, tira fuori lo smartphone e inizia a scattare foto in verticale alla chiesa di Sant’Efisio col portone sbarrato. Dentro, l’Alter Nos ha appena iniziato a partecipare alla messa in un primo maggio 2020 surreale, a tratti triste, con la città deserta e le viuzze stampacine silenziose: “Non vedere Efisio? È un colpo al cuore, è chiaro che c’è tristezza. Certo, c’è l’emergenza Coronavirus in tutta Italia, spero che la festa si possa davvero fare più avanti, per noi è un momento importante, lo aspettiamo tutto l’anno. Dietro c’è il culto del santo di intere famiglie e generazioni”, afferma, prima di ritornare a casa col suo amico a quattro zampe.
Una ragazza scatta foto di continuo sin da quando l’Alter Nos Raffaele Onnis e il presidente dell’arciconfraternita Giancarlo Sanna svoltano da via Azuni a via Sant’Efisio. Recita preghiere a bassa voce, ogni tanto il nome di Efisio esce dalla sua bocca. Alle finestre, gli stampacini doc assistono a un primo maggio listato a lutto, dai polsini al colletto del simulacro del martire guerriero sino ad arrivare alla bandiera portata da Sanna. Domenica 3 maggio, Efisio viaggerà rapidamente da Cagliari a Nora. Niente petali, niente traccas, niente cavalli, niente launeddas, niente sirene delle navi in porto pronte a suonare al suo passaggio: l’emergenza Coronavirus ha modificato la tradizione, dopo 364 anni.











