La paura principale è una: “Finire come i nostri colleghi di viale Trieste”. Cioè con i lavori partiti ma che, poi, hanno avuto dei ritardi. I negozianti di via Italia a Pirri, da oggi e per un anno, saranno in trincea. Meglio, in trincee: strada chiusa per step, per lotti, per consentire la realizzazione di due mega collettori che, in futuro, aiuteranno tutta la zona a non finire sott’acqua quando piove molto. E, se tutti concordano sulla bontà del cantiere, il problema arriva quando si comprende che si dovrà restare isolati, quanto meno dalle marmitte, per un po’ di tempo. Ed è a questo punto che una fetta dei commercianti della lunga strada ha già studiato quali strategie adottare e tentativi fare, tutti accomunati da una parola: avvocati. Lo fa capire bene già Francesca Annibali, da decenni alla guida di un negozio per animali: “È giusto che si facciano i lavori ma che fine faremo noi imprenditori che dovremo continuare a pagare le tasse? Non è previsto nessun rimborso, serve almeno un minimo di sostegno. Se uno ha un’attività già avviata e la gente non passa più”, osserva la negoziante, “è importantissimo sapere come andranno a finire i lavori e i tempi”. Dal Comune promettono che entro un anno ruspe e polvere saranno u ricordo: “Ma molta gente già non trova parcheggio normalmente. Chiudere a tratti via Italia è uguale a chiudere tutto. Ci sono leggi che rimborsano i commercianti per le perdite o le principali spese comunali, come la Tari e le tasse”. I famosi ristori, insomma.
È pronto a chiederli, nel caso, anche il pizzaiolo Salvatore Atzori, da ventidue anni alla guida di una pizzeria in via Italia a Pirri: “Il Comune dice che non ci saranno disagi e siamo d’accordo sul fatto che i lavori vadano fatti. Ho passato tre alluvioni e perso un sacco di roba, mi sono dovuto mettere le paratie. Sui ristori, ho saputo che dovremo mettere degli avvocati per far valutare la situazione in caso di mancati introiti. Se ci mettiamo tutti d’accordo sono disposto a chiederli. Ciò che mi auguro, però, è che non chiudano del tutto la strada e certezze sui tempi. Non vogliamo finirla come in viale Trieste, dove dopo sei mesi hanno dovuto chiudere delle attività”.










