Un esposto di fuoco, che mette a nudo le criticità degli ospedali. Brotzu e Oncologico da salvare, con tanti operatori che sembrano come chiusi dentro una trincea: da anni combattono in prima linea col Covid e tanti altri disagi, ma niente si muove in positivo. E allora i sindacati rompono gli indugi e si rivolgono direttamente in Procura, con un esposto che farà discutere perchè rivela nei dettagli il quadro visto lì, come in diretta da medici, infermieri e operatori sanitari quasi al collasso. Gianfranco Angioni dell’Usb Sanità scrive nella sua denuncia: “Da parte delle istituzioni solo chiacchiere, dopo 2 anni di emergenza la situazione non è migliorata, anzi è peggiorata. Per i lavoratori e le lavoratrici condizioni di lavoro estreme. Pazienti privati della dignità. Grida vendetta la chiusura dell’ala D dell’Oncologico, chiusa da Giugno del 2021, 14 posti letto possono essere subito disponibili. Il Reparto di Medicina D’Urgenza del P.O S. Michele oramai è diventato un campo da guerra, decine di pazienti posizionati nei corridoi e privati della propria dignità, una situazione disumana e crudele.
Poi anche nell’esposto un applauso virtuale a loro, i professionisti che stanno comunque salvando una sanità cagliaritana in bilico. “Nessuno potrà mai ripagare il grande impegno e il sacrificio dei medici degli infermieri degli OSS e dei vari operatori dei diversi ruoli professionali- scrive Angioni nell’esposto in Procura dell’Usb- mentre i politici di turno continuano a vendere aria fritta, decine di pazienti positivi sono allocati in reparti inadeguati a livello strutturale, logistico, organizzativo e strumentale. Attualmente sono stati stati convertiti l’intero reparto di Medicina Generale, OBI e il reparto multidisciplinare. In un contesto epidemico fortemente evolutivo dove sono numerosi i contagi oramai quotidiani anche tra gli operatori è necessario tracciare una strategia che faccia capo a una cabina di regia ben definita che occupi al proprio interno professionalità di comprovata esperienza. Gli enormi sforzi organizzativi all’ interno dell’azienda Ospedaliera purtroppo non sono sufficienti in questa drammaticità. Serve un immediato e imponente sforzo anche da parte degli organismi esterni. Oramai è palese che le istituzioni disattendono i principi cardini di una maggiore valutazione dei rischi e delle conseguenze nefaste che evolvono in considerazione della coesistenza dei fattori epidemiologici in particolar modo all’ interno del P.O. S.Michele. Serve arginare i ricoveri dei pazienti positivi e riaprire i pronto soccorso. Persistere con questa strategia limita in maniera consistente tutti i processi assistenziali , di diagnosi e di cura, così come quelli chirurgici. Tutti gli sforzi devono essere rivolti a soddisfare i bisogni e le necessità dei pazienti che hanno patologie non legate al COVID-19, per troppo tempo trascurate”.
E c’è un obiettivo da raggiungere subito, anche in vista della fine dello stato di emergenza nazionale del Covid, anche se contagi e morti in Sardegna non sono in ribasso e si assiste alla contro tendenza. “Il Brotzu deve riappropriarsi della sua identità e tornare ad essere un Ospedale Covid Free- attacca ancora Angioni- se così non fosse, a pagarne le conseguenze di questa disastrosa situazione saranno come sempre gli infermieri, gli OSS e i vari operatori dei diversi ruoli professionali che lavorano in condizioni estreme nei diversi reparti di degenza. Un contesto drammatico oramai portato dall’USB all’attenzione delle istituzioni Regionali, del Prefetto e dello SPRESAL, per questo riteniamo che le mancate soluzioni sono dinamiche vergognose e inaccettabili, allo stesso tempo crudeli in quanto feriscono chi oggi continua con caparbietà e professionalità a farsi carico di responsabilità in capo ad altri. Come se non bastassero queste gravi criticità, in aggiunta non mancano le problematiche organizzative, logistiche e strutturali che ci vengono rappresentate dai lavoratori del Businco Ospedale Oncologico, già denunciate da noi in molteplici occasioni all’amministrazione ma ancora prive di soluzione. Siamo inoltre in attesa dell’incontro richiesto al Direttore Generale per le frequenti segnalazioni ampiamente circostanziate che continuano a pervenire da parte degli operatori del servizio delle manutenzioni ubicati in unica sede del P.O.S.Michele. Oramai la situazione anche per questi operatori è diventata esplosiva, gli stessi devono far fronte con enormi sacrifici alle esigenze manutentive dei 3 Presidi Ospedalieri distanti tra loro. Non solo problemi sanitari e organizzativi, i lavoratori e le lavoratrici sono vittime sacrificali anche di annose problematiche economiche essendo i meno retribuiti della Sardegna, questo, frutto anche degli accordi penalizzanti sottoscritti in questi anni da diversi sindacati complici che tutto hanno fatto fuorché gli interessi dei lavoratori. Proprio per questi motivi L’ USB SANITÀ ha inviato diversi solleciti alla Direzione Generale per definire la graduatoria delle fasce e poter procedere con l’assegnazione ai beneficiari. Abbiamo inoltre richiesto il pagamento della produttività e dei festivi infrasettimanali. L’ USB non si stancherà mai di rivendicare sicurezza, dignità e il giusto salario per il personale sanitario, tecnico e amministrativo. Con più forza e vigore continuerà a pretendere il diritto a una sanità degna di un paese civile che deve dare risposte agli operatori ma soprattutto ai pazienti”.











