L’Associazione Sarda per l’Attuazione della Riforma Psichiatrica scrive all’assessore alla Sanità Bertolazzi: “Non possiamo immaginare la disperazione che possa aver attraversato la mente di quest’uomo di 60 anni che probabilmente non aveva mai varcato le porte di un servizio psichiatrico di diagnosi e cura con le porte chiuse e la guardia giurata a vigilare”. È accaduto ieri mattina il ritrovamento di un paziente oramai privo di vita nel bagno del reparto dove ai cure la psiche sofferente, avvolta da mille demoni oscuri che deviano e deformano la lucidità mentale. “Sembra che non fosse un paziente già in cura con i servizi territoriali di salute mentale”, era ricoverato in un altro reparto e dopo una consulenza psichiatrica che sembra essere stata effettuata durante la notte “perchè in stato depressivo, è stato ricoverato al SPDC”. Una tragedia che “richiama tutto il sistema della salute mentale regionale ad interrogarsi seriamente su cosa si sta offrendo alle persone che vivono una condizione di difficoltà e richiama l’istituzione regionale ad interrogarsi su come pensa di affrontare la drammatica situazione dei servizi di salute mentale (territoriali e ospedalieri) nella nostra Regione.
Chiediamo – si legge ancora – su questa ennesima tragedia si apra una seria ispezione interna non tanto per individuare eventuali responsabili ma per capire come sia possibile che una persona in condizione di fragilità, affidata al servizio sanitario pubblico per la sua cura e protezione, sia stata lasciata totalmente sola. Non possiamo immaginare la disperazione che possa aver attraversato la mente di quest’uomo di 60 anni che probabilmente non aveva mai varcato le porte di un servizio psichiatrico di diagnosi e cura con le porte chiuse e la guardia giurata a vigilare.
Così come non è più rinviabile una discussione e un confronto per definire un piano organico regionale per la salute mentale che affronti le gravi criticità che si trascinano da tempo e che provocano dolore e danni alle persone, che riapra tutti i centri di salute mentale che negli anni sono stati chiusi, ridefinisca una visione culturale e pratica dei servizi del territorio e ospedalieri rispettosi dei bisogni di ogni singola persona e orientati al rispetto dei diritti umani”.
Centri di Salute Mentale di Comunità aperti 24 ore al giorno 7 giorni su 7, diffusi sul territorio regionale in stretta sinergia con i servizi sociali e le comunità locali, con possibilità di ospitalità notturna in caso di bisogno: questa una idea, insomma, per lasciare “ai Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura le effettive emergenze e urgenze in un clima operativo decisamente differente, con le porte aperte e il divieto assoluto di utilizzare qualsiasi strumento di contenzione, inclusa la contenzione farmacologica.
Non è più tempo di indugiare, il cambiamento deve avvenire ora e devono essere garantire tutte le risorse umane, culturali e finanziarie necessarie ad un cambiamento radicale, un cambiamento di passo e di visione, un cambiamento verso la civiltà e il diritto.
Attendiamo un riscontro urgente e la definizione e convocazione della Commissione Regionale Salute Mentale che chiami attorno ad un tavolo tutti i soggetti istituzionali e della società civile chiamati a programmare, co-progettare, monitorare, valutare e verificare i servizi e le pratiche.
In attesa, si porgono distinti saluti” conclude la presidente ASARP Gisella Trincas.