Norme non rispettate, volumetrie eccessive, violazioni e numerosi profili di illegittimità: la clamorosa svolta nella vicenda dell’ex cinema Alfieri, abbattuto per far posto a un palazzo di sei piani e 27 appartamenti (bivani, trivani e quadrivani) superlusso in via della Pineta, sta tutta nelle parole con cui il giudice per le indagini preliminari Luca Melis si è opposto all’archiviazione delle indagini sulla legittimità del palazzo, chiesta dallo stesso pubblico ministero, decidendo invece di rinviare a giudizio i quattro imputati: Giampiero Caria (legale rappresentante della committente “Residenza via della Pineta S.r.l.” e della società “Miramar S.r.l.”), Raffaele Cossu (presidente del consiglio di amministrazione e rappresentante legale della committente società “AIC Attività Industriali e Commerciali S.r.I.”), Stefano Cossu (amministratore delegato della committente società “AIC Attività Industriali e Commerciali S.r.1.”) e Alberto Antinori, progettista e direttore dei lavori. L’inchiesta, che ha avuto una svolta inaspettata e per certi versi clamorosa, come anticipato in esclusiva da Casteddu online, era nata da un esposto di residenti della zona.
“L’intervento presenterebbe numerosi profili di illegittimità per mancato rispetto delle norme e degli strumenti urbanistici vigenti, segnatamente la qualificazione del predetto come un intervento di “ristrutturazione” che avrebbe richiesto il rispetto della volumetria del fabbricato preesistente: sebbene i titolari e promotori dell’intervento avessero dichiarato, negli elaborati progettuali, che l’opera non avrebbe comportato un incremento della volumetria preesistente, il calcolo della stessa sarebbe stato frutto di una palese violazione della disposizione contenuta nell’art. 2 del Regolamento edilizio del Comune di Cagliari, il quale stabiliva che “le parti oltre i 3,50 metri di altezza interna. relative agli ambienti destinati ad hall, atri, sale per congressi, spettacolo, ristoro e intrattenimento, realizzati per motivi funzionali ovvero per esigenze di rappresentanza, di immagine e qualificazione, ovvero per esigenze tecnologiche” non costituivano volume urbanistico ma tecnico”. Così scrive il gip Melis, ricordando anche che “nelle tavole progettuali presentate al Comune, il computo dei volumi autorizzabili era stato proposto includendo le consistenti cubature originariamente facenti parte del Cinema Teatro Alfieri, in tal modo determinando un aumento vistoso del volume edificabile, che veniva trasformato in un lotto di appartamenti a destinazione residenziale, distribuiti su un palazzo di sei piani, determinando (secondo gli esponenti) un notevole incremento del carico antropico della intera zona, in totale difformità con gli strumenti urbanistici vigenti. Altra anomalia era costituita dall’erroneo calcolo dei limiti di superficie lorda del nuovo fabbricato”, sottolinea ancora il giudice nell’ordinanza in possesso di Casteddu online.
Il regolamento edilizio “vieta, infatti, l’incremento delle superfici lorde di pavimenti dei locali adibiti a spettacolo ed intrattenimento, ove ne venga modificata la destinazione d’uso; nonostante l’evidente cambio di destinazione d’uso sostanziale, con passaggio dalla categoria funzionale “direzionale, commerciale e socio-sanitaria” (comprendente i cinema e i teatri come l’ex Alfieri) alla categoria funzionale “residenziale”, né il progetto del 2018 né quello presentato in variante sostanziale nel 2021 prevedrebbero alcun limite all’incremento di superficie lorda del pavimento del nuovo edificio residenziale, incremento inevitabile d’altronde in conseguenza del fatto che, dal cinema preesistente, sarebbe nato un complesso a più piani. Ultimo rilievo era dato dal fatto della illegittima decurtazione dello spessore dei solai”.











