Boom di contagi. E anche in Sardegna “rischiamo quello che vediamo in altri paesi che hanno un’elevata copertura vaccinale”. L’allarme è dello scienziato Giovanni Sotgiu, epidemiologo, che avverte i vaccinati: non devono sentirsi troppo al sicuro e continuare a tenere la mascherina e mantenere il distanziamento. “Quello che abbiamo visto in Germania è emblematico”. Dichiara Sotgiu, “ieri 60 mila casi, con terapie intensive che, nonostante rappresentino un sistema più avanzato rispetto al nostro per quanto riguarda le disponibilità, risultano essere ai limiti. E la Francia ha toccato quota 20 mila. Insomma i contagi crescono anche in paesi dove noi riscontriamo un’elevata copertura vaccinale in assenza di adeguati interventi. E cioè: terze dosi, aumento della copertura vaccinale per chi ha ancora non ha effettuato la seconda dose, ma soprattutto rispetto delle misure. Lo ricorda l’Oms: l’approccio per poter controllare la circolazione del virus è quello di un intervento multilivello: la vaccinazione e contestualmente la mascherina, il rispetto della distanza, la ventilazione degli ambienti e il lavaggio delle mani.
Come è stata possibile questa crescita dei contagi con oltre l’80 % della popolazione vaccinata?
È legato al fatto che la vaccinazione non crea la condizione di cristallizzazione del sistema immunitario. Una volta fatto il vaccino non abbiamo una protezione perenne nei confronti del virus. Col passare del tempo si può venire a realizzare, e questo vale per qualunque genere di vaccinazione, un calo del livello di difese. E questo vale anche per questo virus, soprattutto per chi ha eseguito la vaccinazione molti mesi fa: il tempo critico sono i 6 mesi. Serve la terza dose dopo i 6 mesi dall’esecuzione della seconda. Gli studi effettuati in Israele, Stati Uniti e Qatar, hanno dimostrato che dai 6 mesi in poi aumenta il rischio di sviluppare l’infezione.
La Sardegna oggi è a rischio?
La circolazione è nuovamente aumentata in Sardegna. Se si favorisce un’amplificazione del fenomeno della circolazione a livello locale è chiaro che anche noi rischiamo in modo identico alle altre regioni italiane e non solo. Permettere di far circolare il virus in assenza di interventi immediati conduce inevitabilmente a una spirale che ha quale risultato l’aumento dei ricoveri in area medica e in terapia intensiva.
Come dobbiamo comportarci prevenire una nuova ondata?
È fondamentale aumentare il numero dei soggetti che eseguono la terza dose. Perciò dobbiamo sensibilizzare chi ha fatto la seconda dose sei mesi fa ad avvicinarsi negli hub vaccinali per il richiamo, soprattutto per quanto riguarda chi ha oltre i 50 anni o presenta patologie croniche. L’altra cosa è cercare di continuare a educare chi non ha eseguito nessuna dose vaccinale e sottolineare a chi ha eseguito la vaccinazione che, comunque sia, è fondamentale continuare ad utilizzare mascherina, rispettare le distanze ed evitare considerevoli aggregazioni dal punto di vista sociale: questi sono gli accorgimenti che ci permettono di contenere la circolazione del virus.
Quanto hanno pesato sull’impennata di contagi la riapertura delle scuole al 100% e il ritorno in ufficio?
È difficile dirlo. Di sicuro la vita negli ambienti confinati è qualcosa che ha significativamente inciso. Quando ci si trova in ambienti dove la ventilazione naturale o artificiale è carente, dove spesso non si utilizza o si abbassa la mascherina, questo aumenta la probabilità di contagio. E già dalla precedente stagione sappiamo che l’apertura delle scuole e il ritorno in ufficio fa aumentare il rischio. Anche perché la vita che noi facciamo in ambienti confinati nel periodo autunnale o invernale è decisamente maggiore rispetto a quella della stagione calda. Ed è chiaro che la possibilità di trasmettere virus che presentano quale principale capacità di trasmissione quella respiratoria porta a un’amplificazione dell’infezione nella comunità. Inevitabilmente”.
È giusto fare distinzioni tra vaccinati e non vaccinati per quanto riguarda le restrizioni?
Questo potrebbe generare, se visto in modo così netto, da un lato sicurezza in chi è vaccinato, cosa che può risultare pericolosa. Abbiamo visto nel periodi più recenti, che un soggetto vaccinato si considera sicuro, e quindi magari ci si stente dire “diamoci due baci perché tanto siamo vaccinati”. Ecco questo messaggio può essere pericoloso dal punto di vista comunicativo per cui è fondamentale in questo senso continuare a mantenere un comportamento di responsabilità, sia per vaccinati che per non vaccinati. Questi ultimi sono quelli che potrebbero risultare l’elemento di amplificazione della circolazione del virus, all’interno di un determinato ambito comunitario. Da un punto di vista scientifico un soggetto non vaccinato ha una più elevata probabilità di trasmettere il virus e acquisire l’infezione rispetto a chi invece è vaccinato. Ma il soggetto vaccinato non deve considerarsi completamente protetto dal rischio di infezione”.












