Due euro e cinquanta centesimi ormai stabili in autostrada, con punte fino a 2,80 ovvero che sfiorano i tre euro al litro. Dei prezzi choc della benzina non sembra importare a nessuno: non sicuramente al governo, che batte in ritirata e neanche parla più del taglio delle accise promesso da Salvini nel caso in cui avesse sfondato la soglia dei 2 euro. Anzi, il ministero parla di un prezzo medio di 1,805 euro per il gasolio e a 1,910 euro per la benzina, in sostanziale stabilità rispetto a ieri, rilevato però su appena ventimila distributori: e si sa come funzionano le medie.
“Fa bene il Ministero a ricordare come esistano sul territorio distributori che praticano prezzi inferiori alla media nazionale, ma per correttezza il dicastero dovrebbe anche specificare che, oltre ai casi della benzina venduta ad oltre 2,5 euro al litro, vi sono centinaia di impianti che vendono oggi la verde in modalità servito a prezzi compresi tra 2,2 e 2,3 euro al litro, di molto al di sopra rispetto i numeri illustrati oggi dal Mimit”. Lo afferma il Codacons ricordando che “a fornire tali dati non sono certo i consumatori ma è lo stesso ministero, che pubblica sul proprio sito i listini aggiornati comunicati dagli esercenti”. “Al di là dei numeri, il governo farebbe bene e a non cercare scuse e a tagliare da subito le accise dei carburanti, considerata l’escalation registrata nelle ultime settimane per i prezzi di benzina e gasolio – spiega il presidente Carlo Rienzi -. Gli automobilisti devono fare la loro parte, boicottando i distributori che praticano prezzi superiori alla media nazionale, e favorendo chi applica listini più convenienti”.
“Al di là dei casi estremi dove i carburanti vengono venduti a prezzi da capogiro, è evidente l’escalation dei listini alla pompa che inciderà pesantemente sui ponti di primavera degli italiani, aggravando la spesa per gli spostamenti”, incalza ancora il Codacons.
In Sardegna non va meglio: sfondato il tetto dei due euro già in moltissimi distributori.











