“Cagliari ha corso il rischio di diventare il fulcro di arrivi anche da tutta l’Italia per i bengalesi irregolari che volevano ottenere permessi di protezione umanitaria dopo aver ottenuto falsi posti di lavoro come colf o badanti”. Parole del dirigente della squadra mobile cagliaritana, Marco Basile, che insieme alla Digos è riuscito a sgominare una banda di criminali “che ha trovato il modo per fare soldi sulle disgrazie altrui”. Il metodo, ripetuto almeno 168 volte, era sempre lo stesso: Abu Salam, residente da anni in città e “a capo della comunità bengalese all’epoca dei fatti”, era riuscito a creare una rete organizzata, insieme a due interpreti bengalesi (qui la notizia con tutti i nomi degli arrestati), che spiegavano ai richiedenti asilo come fare per avere tutte le carte in regola per convincere la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale. “Badante o colf”, questi i falsi contratti di lavoro stipulati da persone che, a loro volta, risultano indagate, così come i titolari degli appartamenti che hanno redatto “false attestazioni di ospitalità”.
Due le inchieste, quella della Digos – coordinata da Raffaele Attanasi, dirigente – ha permesso di appurare il coinvolgimento di due segretari della commissione che, in cambio di denaro, hanno dichiarato il buon esito dell’operazione. “Siamo di fronte ad un’organizzazione che si preoccupa di mettere in atto una serie di condotte illecite finalizzate alla consegna di un idoneo titolo di riconoscimento valido in tutta Italia. La commissione non è assolutamente invischiata in questa attività né condizionata, sono i due italiani che svolgono attività professionale all’interno della segreteria ed è stato accertato che adulteravano la calendarizzazione degli incontri da parte dei bengalesi. Due bengalesi, interpreti nella commissione”, spiega Attanasi, “hanno consigliato e instradato i loro connazionali sulle dichiarazioni da rendere e falsificare l’attività di interpretariato che viene svolta”. Una volta ottenute le carte, come emerge dalle indagini, i bengalesi “lavoravano in nero, facendo gli ambulanti, e molti di loro se ne sono andati dall’Isola, potendosi spostare liberamente in tutta Italia grazie ai permessi ottenuti in modo illecito”, osserva il dirigente della mobile, Marco Basile.