Guarda la sua cassa desolatamente vuota, Roberto Fisichella, barista cagliaritano. La mazzata “a sorpresa” della Sardegna in zona arancione per due settimane ha portato i suoi clienti a scomparire. O quasi. Nel primo lunedì con le nuove restrizioni, destinate a durare due settimane salvo ripensamenti del Governo, gli scontrini battuti sono stati pochissimi: “È una situazione da pianto, purtroppo non posso far entrare e accomodare i miei clienti, quindi il lavoro è decimato. Se prima facevo cento, ora faccio cinque”, afferma Fisichella. E le poche persone che, nonostante l’assenza di tavolini e sedie, hanno voluto acquistare un caffè o una pasta, “hanno formato piccoli gruppi, all’esterno, per attendere il proprio turno”. Un minimo movimento c’è stato, alla fine di tutto, “ma a livello economico è inutile. Come mi sento? È un po’ come una corda al collo, una situazione anche sgradevole perchè non puoi reagire, solo rispettare le regole per evitare le sanzioni”.
Già, le multe. I controlli previsti ci saranno, ovviamente, e per chi sgarra la sanzione minima è di quattrocento euro. Capitolo ristori? Manco a parlarne: “A cosa vuole che servano? Sono pochi, limitati, quel poco che hanno dato è insufficiente. C’è rabbia per essere finiti in zona arancione”.









