A Monte Urpinu si sono salvati dalla strage programmata dopo l’esplosione del focolaio di aviaria solo gli uccelli che nessuno è riuscito a catturare. Una sessantina di volatili superstiti che ancora oggi vivono nel parco. Gli altri sono stati tutti uccisi: prima storditi e poi soppressi con un farmaco eutanasico. La vicenda è stata dettagliatamente raccontata dal Gruppo di Intervento giuridico che bolla il “massacro” come un “mistero buffo”.
Secondo il Servizio sanità animale, della ASL di Cagliari “l’inizio della mortalità è databile fra i primi e la metà d’ottobre” scorso e ha riguardato il decesso di 4 pavoni (2 giovani) e alcune tra galline e papere.
Il 25 ottobre sono state consegnate all’Istituto Zooprofilattico della Sardegna le carcasse di 4 galline per essere analizzate, il 28 ottobre e il 4 novembre sono state effettuati sopralluoghi, durante i quali è stato possibile osservare alcune galline e papere (complessivamente 8 esemplari) con “i sintomi patognomici dell’IA (influenza aviaria, ndr)”, mentre altre 7 carcasse di volatili sono state consegnate all’Izs per essere analizzate.
Il 4 novembre l’Izs comunicava la presenza dell’influenza aviaria ad alta patogenicità nelle undici carcasse analizzate e la Asl, sentito il Ministero della salute e il Centro di referenza nazionale per l’Ia, ha deciso di abbattere “tutti gli animali delle specie suscettibili alla IA, detenuti all’interno dell’area di sorveglianza”.
L’11 novembre poi sono state stabilite una zona di protezione (3 km. dal parco comunale) e una zona di sorveglianza (10 km dal parco) inoltre, prendendo atto della “impossibilità della cattura”, scrive la Asl, degli esemplari sopravvissuti appartenenti alle “specie aviarie suscettibili alla malattia”, viene istituita una specifica “zona infetta” con varie puntuali prescrizioni.
L’abbattimento è stato effettuato “mediante stordimento e utilizzo di un farmaco eutanasico”, mentre ditte specializzate si sono occupate dello smaltimento delle carcasse: “si precisa … che il giorno dello smaltimento sono stati eseguiti 16 campionamenti e di questi 8 (otto) erano infetti da IA”.
Subito dopo sono state effettuate le necessarie disinfezioni.
Il Servizio sanità animale – area sud della ASL di Cagliari ritiene che, “per quanto sofferta e umanamente dolorosa per tutti coloro che l’hanno dovuta mettere in atto, la misura di procedere all’abbattimento senza indugio di tutti i capi presenti … sia stata la sola perseguibile”: non è stata “contemplata la deroga all’abbattimento”, perché non sono state ritenute sussistenti le condizioni previste dall’articolo 13 del Regolamento Ue.
Le norme europee consentono le deroghe in caso di: animali detenuti in uno stabilimento confinato, detenuti a fini scientifici o a fini connessi alla conservazione di specie protette o a rischio di estinzione, ufficialmente registrati preventivamente come razze rare, e animali di elevato valore genetico, culturale o educativo debitamente motivato.
Da qui i dubbi degli ecologisti. Secondo cui “è ben noto il recente caso del parco Chico Mendes di San Donnino, nel Comune di Campi Bisenzio (FI), dove nel gennaio 2022 è stato riscontrato un focolaio di influenza aviaria, eliminato (febbraio 2022) dopo un intervento complesso di confinamenti e cure dai volatili presenti: la situazione appare analoga a quella verificatasi nel parco comunale cagliaritano di Monte Urpinu e non emergono in alcun modo fatti e vicende che han portato a non considerare metodi alternativi all’abbattimento”.
Inoltre “gli animali presenti nel parco comunale di Monte Urpinu appaiono – al contrario di quanto sostenuto dalla struttura sanitaria – “detenuti in uno stabilimento confinato” e, quantomeno, risultano avere “valore educativo” per migliaia di bambini e adulti che frequentano il parco: non si comprende proprio per quale motivo reale non siano state prese in considerazione tali ipotesi di deroga all’abbattimento”.
Infine “ancor meno si comprende come il 4 novembre si affermi e si ordini l’abbattimento senza se e senza ma di tutti i volatili suscettibili di contagiare la nefasta influenza aviaria, mentre il 15 novembre – cioè solo 11 giorni dopo – si lasci perdere la misura irrinunciabile solo perché si è constatata l’“impossibilità della cattura” degli esemplari sopravvissuti (una sessantina) appartenenti alle “specie aviarie suscettibili alla malattia”. Ma allora poteva essere istituita fin da subito la “zona infetta” con le puntuali prescrizioni senza dover ricorrere all’abbattimento? Rimane davvero un mistero buffo quanto sanguinario.
Se è vero che “il rischio per l’uomo è estremamente basso””, aggiunge il Grig, “fatto confermato dalla mancata chiusura della Scuola elementare di via Garavetti, praticamente entro il parco, e dalla immediata riapertura dopo poche ore del locale Tennis Club, per quale motivo sono stati fatti fuori centinaia di altri animali senza nemmeno provare metodi alternativi come effettuato in altre situazioni analoghe (es. il recente caso di Campi Bisenzio)? Tennisti e bimbi sono immuni? Tennisti e bimbi sono sacrificabili?
Come mai – dopo manifestazioni quotidiane animaliste, proteste, esposti – il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu, in un primo momento pilatescamente ignavo, poi, dopo aver “avuto delle interlocuzioni con la Asl”, ha finalmente annunciato che “gli abbattimenti sono sospesi”?
E come mai prima viene annunciato che “il Servizio veterinario della ASL agirà tempestivamente anche per altri eventuali casi che si possono presentare sul territorio di competenza con misure di controllo diretto (abbattimento degli animali coinvolti e distruzione di materiale contaminato o potenzialmente contaminato)”, mentre poi si è giunti al più mite e sensato consiglio che porta ad affermare che “la situazione verrà monitorata dalla Asl e intanto il parco resterà chiuso, fino a che non ci sarà completa sicurezza”, cioè quanto veniva fin da principio chiesto a gran voce da ambientalisti, animalisti, semplici cittadini? Solo per l’“impossibilità della cattura” degli esemplari sopravvissuti?











