I prezzi alle stelle nei supermercati di Cagliari sono diventati insostenibili da parte delle famiglie. Costi assurdi di beni di prima necessità, olio extravergine di oliva a 8-10 euro al litro o il latte a oltre due euro per fare solo due esempi, hanno messo in ginocchio i bilanci delle famiglie cagliaritane e sarde. E così, in misura direttamente proporzionale all’aumento dei prezzi, sono aumentati i furti fra gli scaffali. Un crescendo inarrestabile, dall’inizio dell’anno, con un picco registrato a fine estate dall’università cattolica e confermato dall’andamento dei primi mesi autunnali: sei persone su dieci in Sardegna rubano nei supermercati. Perché hanno fame, in tantissimi: tanto da essere pronti a sfidare la sorte, e il rischio di essere scoperti, perché non hanno nulla da mangiare.
Tonno, carne in scatola, formaggio, pane, pasta e poi merendine per i bambini. E allora, afferrare un prodotto e nasconderlo sotto il giubbino o in uno zaino è la cosa più semplice, nonostante gli antitaccheggio e le telecamere di sorveglianza dovrebbero essere un forte deterrente al furto.
Chi sperava nel carrello antinflazione si deve rassegnare: non solo non è servito ad abbassare i prezzi, ma neanche a limitare i furti, che continuano esattamente come prima. La Sardegna è nella media, secondo i dati di una ricerca della Cattolica di Roma: il 66% di chi ruba tra gli scaffali lo fa per necessità.
E se davvero lo fa per necessità, può sperare nella clemenza delle forze dell’ordine che in quel caso rinunciano alla denuncia e anzi innescano una catena di solidarietà. Chi invece ruba per sfizio – e in quel caso fra i beni più trafugati ci sono gamberi e bottarga – non ha scampo.
Si tratta in ogni caso di un’emergenza sociale di fronte alla quale purtroppo non ci sono interventi efficaci e risolutivi.











