“Il comitato Quartu No Tyrrhenian Link, come già annunciato ha presentato una querela per il reato di diffamazione e qualsiasi altro reato ravvisabile dalla Procura della Repubblica di Cagliari”. Inizia così il comunicato spedito da una delle legali del gruppo, Giulia Lai. Il tema è quell’audio che la settimana scorsa è stato messo online dallo stesso sindaco. Parole tremende, chiare minacce e insulti, scanditi da una donna molto probabilmente iscritta o supporter di un altro gruppo. “Avevamo chiesto al sindaco di rettificare le sue dichiarazioni contro il comitato. Noi non sappiamo chi sia l’autrice dell’audio diffuso dal Sindaco e non appartiene ai comitati no Tyrrhenian link, difatti anche quello di Selargius ha diffuso una nota disconoscendo l’appartenenza della persona al proprio comitato. L’autrice dell’audio peraltro esprime pensieri e modalità diametralmente opposte a quelle da noi portate avanti. Nonostante l’esplicita richiesta di rettifica presentata sindaco, lui ha perpetrato nel portare avanti una campagna di criminalizzazione nei confronti dei comitati contrari al Tyrrhenian Link. “Noi ci battiamo affinché il sindaco, la Giunta, e il Consiglio Comunale si confrontino democraticamente e pubblicamente con i cittadini, ma come risposta abbiamo ricevuto solo fango Ci troviamo costretti, nostro malgrado, a denunciare il sindaco, per tutelare la nostra onorabilità di cittadini che chiedono solo risposte ad un Comune che è del tutto assente e fugge alle richieste di chiarimento. Noi siamo per la non violenza, verbale, fisica, ma anche contro qualsiasi atto che possa ledere la democrazia, come quello di non rispondere ai cittadini che chiedono di essere informati su ciò che avviene sul proprio territorio”.
E il sindaco Graziano Milia risponde alla nuove critiche e alla querela-denuncia: “Non sono certo meravigliato, non siamo in presenza di una ricerca di confronto, ma solo di visibilità personale con finalità che mi sfuggono e che al limite posso solo immaginare. Confronto e discussione democratica non prevedono che una parte pretenda, con le minacce, di avere ragione su un’altra. Ben venga l’autorità giudiziaria a fare chiarezza”.












