Ricordi e nozioni che, anche quest’anno, lo storico Luigi Scalas condivide per divulgare e tramandare, frammenti di storia, così lontani, ma che sottolineano come la natura ha sempre turbato e messo i ginocchio chi ha avuto a che fare con la sua violenta forza.
“Questa data tristemente ricordata dagli anziani, rappresenta storicamente l’inizio di un riscatto sociale e quindi economico. In quanto dopo queste oramai cicliche alluvioni, le quali mettevano in ginocchio la popolazione, ma soprattutto la povera gente ed in quel periodo erano anche tanti. Infatti si iniziò, dopo tanti anni di proteste contro le autorità finalmente a mettere in sicurezza il territorio asseminese e il Sindaco di allora Dionigi Scalas secondo gli atti del Consiglio Comunitativo è stato un vero protagonista/artefice in questa opera.
Innanzitutto bisogna ricordare che in queste località ( Assemini, Uta, San Sperate, Decimomannu, Elmas) la situazione geografica, economica e quindi anche sociale non era certo simile all’attuale.
Tra le tante cose si dovrebbero ricordare alcune ed emblematica, che avrebbero portato queste popolazioni alla disperazione.
Infatti la economia prevalentemente era quella cereagricola e vitivinicola e quindi la vendemia era stata già effettuata e anche la semina dei campi.
Pertanto l’alluvione chiamata dagli anziani, ma anche dai parte dei giornali nazionali e stranieri “S’unda Manna” che avvene nel 20 di Ottobre del 1892 causò la distruzioni di gran parte delle case, infatti Assemini su una popolazione di appena 2500 ben 113 case furono distrutte.
La vendemia era stata già effettuata e il mosto fu completamente perso, ma anche “Sa laurera” era stata guasi completata e la furia delle acque dilavo’ i campi seminati.
A questo punto avrebbero dovuto riseminare, ma c’era un grosso problema: con quale seme avrebbe nuovamente seminato? dal momento che con la furia delle acque spazzo’ tutto via? Ma anche se si avesse avuto la possibilità di seminare nuovamente questo non sarebbe stato possibile perché l’acqua era tanta che ci sarebbero voluti mesi prima di poter lavorare nuovamente la terra.
Inoltre si aveva anche la difficoltà di panificare, in quanto il grano e le granaglie era stato portato via dalla furia delle acque.
Tantissime furono le perdite per quanto riguarda gli animali di allevamento, mentre per fortuna le vittime umane furono soltanto 2, rispetto alle 169 che vi furono soltanto nel vicino paese di San Sperate, pertanto nella nostra comunità perirono sotto le macerie della loro casa una certa Elena Picciau e la sua domestica; Queste due donne furono avvisate dal Sindaco, ma sfortunatamente rientrarono evidentemente per prendere i propri averi.
Dionigi Scalas accortosi dell’imminente afflusso delle acque, giro’ tutto l’abitato con la sua cavalla per avvisare i suoi concittadini ed invitandoli ad abbandonare le proprie case per l’imminente crollò delle stesse e rifugiarsi nel punto più alto dove si trovavano sia il Comune che la chiesa.
Infatti per prima cosa diede ordine di aprire il Comune e al Sagrestano di aprire la chiesa e suonare le campane a distesa, come era consuetudine per avvissare la popolazione dell’imminente pericolo sia di fuoco che di alluvione
In ultimo esisteva un altro grossissimo e atavico problema : l’usura.
A riguardo ci sarebbe tantissimo da dire in quanto il Sindaco Dionigi Scalas dopo le prime impellenti necessità affrontò di petto questo endemico problema, adottando dei provvedimenti, tutti documentati dalle delibere del Consiglio Comunale.
A riguardo bisogna ricordare che egli conosceva molto bene l’apparato comunale, ma sopratutto sapeva anche le problematiche dei suoi compaesani e del suo territorio.
Il Sindaco Dionigi Scalas in un certo senso e stato un precursore della protezione civile e prese in mano la situazione coordinando quel poco che c’era da coordinare e tutto questo suo fare e palesemente dimostrato come se fosse un quadro dalla canzone “Ayaiu Scalas”, salvando effettivamente con il suo operare una popolazione”.
Storie di ricordi, di impegno e lotte, quasi, a mani nude, un sindaco che è entrato nel cuore dei cittadini: “Per esempio si potrebbe anche aggiungere menzionando un epiteto che veniva detto sino agli anni 50/60 ad Assemini : E u’ Sindigu che Dionigi Scalas.
A riguardo della alluvione denominata “S’unda Manna” si menziona la strofa che il grande poeta tonarese Peppino Mereu nella lettera ” A Nanni Sulis” meglio conosciuta come “Nannedu Meu”
“Tragan tesoro a s’oceanu Cixerri in Uda, Su Masu, Assemene e non è semper cun iras malas entrat in cheya Donisiu Iscalas.
Ma ancora maggiormente è la canzone che hanno scritto suo pronipote Antonio Scalas e la Cantautrice di Oliena Maria Luisa Congiu intitolata “Ayaiu Scalas”
Canzone che in occasione della intitolazione del 1 Circolo, proprio a Dionigi Scalas gli autori la regalarono alla Scuola affinché potesse essere l’inno dell’Istituto Scolastico
– Lughe ‘e foghile in domo mia, contende contos de una ia, una zenia assemenesa giutu a sa zente a sa sarvesa.
In dd’una note apadrassia che fi leande sa idda mia, bessidi a caddu che eroe yaiu a s’isfrenada lestru che rayu, a boghe isparta in s’avolotu pro ndde sarvare yamada a totus.
D’onzi campanas faghet toccare, totus sa zente pro l’avisare.
Currene a creya in logu artu, fi già undadu totu su sartu, ancora oye forte est s’ammentu de cando ayaiu lestru che bentu.
A balanzadu pramas de oro, sinnus d’onore frimos in coro, chie non mantenne in sa memoria de ayaiu Iscalas totu s’istoria”. Un rammarico, però, da parte del discendente di quel primo cittadino valoroso: “L’auspicio che mi sento di esprimere in questa ricorrenza: E’ molto semplice, ma nello stesso tempo credo sinceramente sia soltanto pura utopia da potersi attuare e anche realizzare ad Assemini. Cioè far conoscere la storia di Assemini e di quelli uomini i quali hanno tracciato e realizzato una specifica Identità, ” radici ” di una comunità che tanto ha lottato negli anni e prima che queste vengano consegnate ” al requiescant ” si vorrebbe che i ricordi le memorie di chiunque, siano reliquie che debbano appartenere all’intera Comunità.
Oltre a questo mi permetto di aggiungere che, sopratutto debba essere rivolto alle nuove generazioni, ovviamente nello specifico alle Scuole.
Anche se sono convintamente certo che sarebbe opportuno rinfrescare queste storie del passato anche alle persone asseminesi di una certa età”.











