Arrivano alla stazione ferroviaria di piazza Matteotti all’una di notte dopo quasi un’ora e mezza di ritardo al termine di un viaggio incubo. Ma non è finita: trovano i cancelli già chiusi ed escono dalla finestra. E’ successo ieri a Cagliari. Al termine del viaggio odissea vissuto dai cagliaritani e campidanesi che hanno deciso di prendere il treno per godersi le emozioni della Sartiglia nel giorno del martedì grasso.
L’ultimo treno da Oristano a Cagliari partiva alle 21:58. Alle 21:30 la stazione oristanese era invasa da un fiume di persone, forse 200 o 300, soprattutto giovanissimi intenti a godersi la giornata di vacanza scolastica, provenienti da tanti centri del Campidano e reduci da una giornata di festa e di eccessi. Il treno arriva puntuale ed il tentativo di salire a bordo somiglia ad un assalto alla diligenza, raccontano i testimoni. Vagoni e corridoi si affollano e parecchie persone premono per entrare. Passano i minuti, il treno non parte, molti continuano la festa a bordo e c’è chi fuma indisturbato. Dopo una quarantina di minuti la situazione all’interno dei vagoni risulta complessa e un annuncio avvisa: “Il treno è in stato di sovraffollamento e non partirà; si invitano i passeggeri a scendere ed utilizzare i bus sostitutivi”.
Si levano proteste e urla, ma sono pochi a scendere. L’esasperazione cresce. Ed ecco un altro annuncio che comunica che il treno non partirà e i viaggiatori dovranno prendere posto su un altro treno più capiente “quando sarà pronto”. Dopo un nuovo assalto alla diligenza e, altre proteste, finalmente alle 23:30 si parte. “Mancano due minuti all’una del mattino quando la simpatica voce annuncia l’arrivo a Cagliari con 93 minuti di ritardo. Ma non è finita”, racconta Massimo Cogotti, “ci dirigiamo verso le uscite e scopriamo che siamo rinchiusi dentro la stazione. Tutti i cancelli, quelli centrali e quelli laterali, sono chiusi con i lucchetti. Ed ecco che un ragazzo si arrampica e apre il finestrone che dà su piazza Matteotti. Non è propriamente agevole per tutti ma grazie a chi spinge dal basso e chi issa dall’alto alla fine atterriamo sulla piazza. È l’una e un quarto”.










