Lo sciopero dei benzinai, a Cagliari, non ha sortito – almeno nel primo dei tre giorni di “serrata” – gli effetti sperati. Pochi i distributori di benzina chiusi, molti quelli aperti. Tra chi ha deciso di continuare a lavorare, nonostante la richiesta dell’aumento del guadagno su ogni singolo litro di “verde” o “diesel” venduti, c’è anche Andrea Siddi. Ha quarantotto anni e da dieci è alla guida della stazione di rifornimento di via Cadello: “Scioperare? E chi sono io, lo scemo della zona? Mi sono fatto un giro per la città, tutti i miei colleghi che si trovano nelle vicinanze sono aperti. Che senso ha, per me, tenere chiuso?”, domanda Siddi. L’effetto “fila chilometrica” non c’è stato: “Stamattina sto lavorando con i ritmi classici di un lunedì mattina, non c’è stata la corsa al rifornimento da parte degli automobilisti”, osserva Siddi. Che la crisi si faccia sentire anche per lui, però, sembra una certezza: “Sino a qualche anno fa avevo un collaboratore, poi l’ho dovuto licenziare”.
“È ovvio che anche io chiedo che il guadagno per me aumenti da tre a dieci centesimi al litro, in un mese non riesco nemmeno a guadagnare mille euro”, racconta il quarantottenne. Tuttavia, lo sciopero non è proprio nelle sue corde: “Se siamo in pochi a farlo, che senso ha? Tanti clienti, ancora oggi, arrivano sin qui e si lamentano con me per il prezzo della benzina”.







