Altro che Sudan, termine di paragone usato dall’assessore Bartolazzi, in Sardegna è molto peggio: si può morire di tumore anche per un condizionatore rotto. Succede al Businco di Cagliari, ospedale di riferimento regionale per la cura dei tumori, dove da giorni le temperature in sala operatoria sfiorano i 30 gradi. Una situazione al limite, che ieri ha costretto i medici a fermare tutto e a rinviare gli interventi chirurgici previsti su tre pazienti oncologiche.
Situazione surreale quanto drammatica: nella sola sala operatoria ancora in funzione, la colonnina di mercurio ha segnato 28 gradi, con un’umidità del 36%. Numeri che, in un ambiente sterile dove ogni dettaglio deve essere controllato, diventano un pericolo concreto per la salute dei pazienti e per quella degli stessi operatori sanitari.
Il chirurgo, con una comunicazione formale alla Direzione dell’Arnas, ha spiegato senza mezzi termini le ragioni dello stop: “Mi vedo costretto a non poter proseguire la seduta operatoria – ha scritto – a tutela sia delle pazienti, esposte a rischi infettivi, sia degli operatori, tra i quali si sono già verificati malori”.
Ma la questione non è nuova. Da tempo il personale denuncia le condizioni in cui è costretto a lavorare, tra climatizzatori fuori uso e un impianto di aerazione che da mesi, se non da anni, mostra evidenti segni di inefficienza. Ieri è intervenuta anche l’Usb Sanità
Intanto le liste d’attesa si allungano, i pazienti restano a casa in attesa di essere richiamati e la sanità sarda, ancora una volta, si ritrova sotto accusa.










