Comunque vada, sarà un insuccesso. L’ennesimo, di una politica che non ha capito ancora niente, o finge di non capire, le esigenze reali della gente e i problemi, prima di tutto economici, con cui si sta quotidianamente confrontando. Oggi alle 20 scadono i termini per la presentazione delle liste elettorali in corte d’appello. E anche queste ultime ore sono frenetiche. No, non per individuare soluzioni e strategie e dare risposte alle sempre più pressanti e disperate richieste della popolazione, ma solo per far quadrare il cerchio delle candidature di partiti e coalizioni.
Un rito nauseabondo, fatto di battaglie che hanno la rivendicazione del potere come unico e solo obiettivo finale. I partiti, invece di ascoltare il richiamo al senso di responsabilità del capo dello Stato, si sono ancora una volta dimostrati totalmente inadeguati al ruolo al quale sono chiamati, e si sono ricoperti di insulti a vicenda, per screditarsi anziché allearsi per il bene di un Paese sgangherato e da tempo senza leader politici all’altezza del ruolo.
Per non parlare delle candidature. Scelte nelle segreterie dei partiti, frutto di compromessi e promesse, individuate sulla base di criteri lontanissimi da quelli che dovrebbero essere seguiti. Il risultato? I nomi sono sempre gli stessi, non c’è ricambio generazionale, non ci sono novità, non ci sono proposte interessanti. Nulla di nulla. Con i partiti impegnati a insultarsi reciprocamente, anche sul piano personale, incapaci di volare anche solo poco più in alto del loro egoismo autoreferenziale, quello che li porta a scambiare il parlamento per una casa famiglia dove alloggiare a vita.
L’amara conclusione è che chiunque vincerà il 25 settembre, per gli italiani strangolati da un carovita senza precedenti e alle prese con milioni di problemi post pandemia e post guerra, non cambierà niente. Perché le facce saranno sempre le stesse, il loro modo di pensare e di agire anche.












