Si chiama Mia, ovvero Misura per l’inclusione attiva, e sostituirà a partire da agosto il reddito di cittadinanza dei 5 stelle, in vigore da tre anni e utilizzato nella campagna elettorale delle ultime elezioni politiche da parte di Conte per guadagnare consensi e voti al sud e nelle isole. Già in campagna elettorale l’attuale premier Meloni l’aveva detto e ribadito: il reddito grillino, che ha dato vita a sacche di illegalità diffusa ed è spesso diventato un’autostrada verso l’illegalità, per i dettagli basta tornare alle cronache dei mesi scorsi, in caso di vittoria del centrodestra sarebbe scomparso.
Già quest’anno c’è stata una stretta: solo 7 invece che 12 mesi di sussidio a chi è in grado di lavorare, poi basta. Ma da agosto, secondo prima indiscrezioni, arriva un altro aiuto, appunto la Mia.
Le famiglie senza persone occupabili dovrebbero prendere un importo più alto ed averlo più a lungo mentre le famiglie con persone occupabili dovrebbero avere al massimo 375 euro al mese (contro i 500 attuali) ed al massimo per un anno contro i 18 mesi delle famiglie povere senza occupabili. Una stretta dovrebbe arrivare anche sul tetto Isee per avere diritto al sussidio che dovrebbe scendere a 7.200 euro dai 9.360 attuali.
Una stretta sul sussidio ci sarà anche per le famiglie senza persone occupabili. Per queste potrebbe arrivare la riduzione del contributo per l’affitto, oggi fissato al massimo a 280 euro al mese, ma anche la riduzione della durata dell’assegno dopo la prima richiesta. Al momento il Reddito di cittadinanza si può chiedere senza limiti solo aspettando un mese tra una domanda e l’altra, mentre la nuova misura potrebbe prevedere la riduzione della durata per la seconda domanda a un anno. Per le famiglie con persone occupabili la durata dovrebbe scendere a un anno per la prima domanda e a sei mesi per la seconda. Se poi si vorrà fare una terza domanda si dovrà aspettare un anno e mezzo. Il nuovo sistema dovrebbe essere pensato per spingere le persone a cercarsi un lavoro estendendo la possibilità di mantenere l’assegno a fronte di retribuzioni fino a 3mila euro l’anno a tutti i tipi di lavoro dipendente. La nuova misura dovrebbe rivedere anche il requisito sugli anni di residenza in Italia necessari per ottenere il sussidio portandoli da 10 a 5 rispondendo così alle richieste dell’Unione europea.











