A Quartu poveri in aumento, aiuti sicuri nella chiesa di Santo Stefano: “Tanti 50enni senza lavoro per colpa del Covid”

Sono un esercito, anche nel rione che affaccia su via della Musica, i bisognosi che bussano, negli ultimi mesi, al portone della parrocchia. Cenzo Secci e don Giulio Madeddu: “Centossessanta, un aumento costante. Ogni 15 giorni possono ritirare il pacco pieno di cibo, non stiamo più aiutando chi prende il reddito di cittadinanza perchè vogliamo favorire le famiglie che non hanno nemmeno un centesimo”. GUARDATE le VIDEO INTERVISTE


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A Quartu la povertà sta continuando a dilaniare intere famiglie. È in aumento il numero dei bisognosi in città, soprattutto negli ultimi due anni, da quando si è abbattuto il flagello del Coronavirus in tanti hanno perso un posto di lavoro che pensavano essere sicuro e si ritrovano a dover ottenere, ogni due settimane, cibo dalla parrocchia di Santo Stefano, in via Palestrina, a un respiro da via della Musica. Lì, grazie all’impegno degli uomini e delle donne della Conferenza Vincenziana, gli aiuti non mancano, e vengono erogati praticamente ogni giorno. Si entra, si prende la busta con pelati, grissini, caffè, olio, pasta e merendine, si ringrazia e si va via. Una lenta processione, quotidiana, alla quale sono abituati Cenzo Secci, della Conferenza Vincenziana, e il parroco don Giulio Madeddu: “Aiutiamo sessanta famiglie, cioè 160 persone. Sono aumentate, qualche anno fa erano appena quarantacinque famiglie. Alcune prendevano il reddito di cittadinanza ed abbiamo smesso di assisterli perchè favoriamo le famiglie che non hanno nemmeno un centesimo”, spiega Secci, “facciamo riferimento all’Isee. Il ‘banco alimentare’ ci elargisce il cibo in relazione alle domande di aiuto che riceviamo ogni anno”. L’età media dei bisognosi? “Poche famiglie con bimbi, molti 50enni e 60enni che hanno perso il lavoro per colpa del Covid. E tanti extracomunitari con famiglie numerosissime e parecchi bambini”.

Bastano gli aiuti? “Li facciamo bastare, riusciamo a dare qualcosa in più rispetto a tre anni fa. Quarant’anni fa, quando abbiamo iniziato, davamo solo un buono per il latte, il pane e lo zucchero, una volta ogni 15 giorni. E, sempre per il Covid, l’80 per cento delle famiglie vengono qui a ritirare le buste”. Una situazione che ben fotografa la situazione, drammatica. Don Giulio Madeddu è da sempre in prima linea per aiutare i poveri: “Ringrazio il ‘banco alimentare’ e le collette che, due volte all’anno, vengono fatte dalla nostra comunità. Raccogliamo fondi per i più poveri, c’è un fondo di emergenza e di solidarietà per le situazioni particolarmente gravi, stiamo riuscendo ad erogare anche contributi sostanziosi”. Ma si deve e si può fare di più, e anche il Comune, in tal senso, può dare una mano: “Ha già una sua rete di servizi sociali, ma bisogna che vengano consolidate, con l’attivazione di una consulta, tutte le realtà caritative che operano a Quartu. Così si possono analizzare i singoli dati e operare in sinergia. La rete della solidarietà è ampia”, riconosce il don, “ma dev’essere maggiormente organizzata”.


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