Un Natale per tutti, anche a Cagliari. In una città dove ormai il multiculturalismo è di casa, l’abbraccio “universale” nel periodo più magico dell’anno arriva anche dal vescovo Arrigo Miglio, che ha incontrato gli immigrati nel salone del seminario arcivescovile. Una giornata speciale e intensa, fatta di scambi di auguri e di riflessioni. Presente anche don Marco Lai, direttore della Caritas di Cagliari e impegnato, ogni giorno, nella tutela e difesa di tutte le persone in difficoltà che si trovano a bussare alle porte di chiese e parrocchie: “Quello di oggi è un grande momento di incontro e dialogo. Forse c’è una domanda che ci accompagna ancora: i migranti sono un problema o un’opportunità?”. Don Lai è sicuro: “Con gli incontri e la conoscenza reciproca abbiamo scoperto, serenamente e senza stereotipi, che sono un’opportunità. A Cagliari abbiamo comunità straniere datate, sono qui da decenni e si sono integrate, fanno parte del nostro sistema sociale, economico e culturale. Da quella marocchina a quella algerina, tunisina, senegalese, albanese, rumena”, poi ci sono “i russofoni e gli ucraini”. E la lista è ancora lunga: “Si sono perfettamente inseriti nel nostro contesto, danno un contributo economico e lavorativo”, osserva il direttore della Caritas cagliaritana.
E, come tutto l’anno, anche a Natale deve prevalere una parola: accoglienza. “Ci sono migranti che arrivano in Sardegna a causa di problemi climatici, ambientali” o perchè sono vittime di “persecuzioni. Fanno la richiesta di asilo politico ma il loro non è un viaggio pianificato, allora diventa importante l’accoglienza, con percorsi formativi” e l’insegnamento “dell’italiano. Bisogna fargli conoscere le regole dell’Italia e tutto ciò di altro che possiamo aggiungere per un percorso di integrazione. Pochissimi”, osserva il don, “rimangono in Sardegna, chi resta fa lavori che non facciamo più”, nel mondo “agropastorale e delle campagne”. Tanto in Sardegna quanto in Italia, però, ci sono ancora molte dichiarazioni, soprattutto dal mondo della politica, che vanno in una direzione diversa rispetto a quella promossa dalla Chiesa: “Il Natale deve essere l’occasione per rimettere al centro la persona, troviamo una dimensione umana”, dice don Lai, “recuperiamo l’umanità per recuperare la fratellanza”.










