Volotea cancella 5 voli su 6 dalla Sardegna al sempre più lontano continente e l’assessore regionale dei Trasporti Giorgio Todde commenta esultando per la “buona notizia”, sottolineando che “la conferma di Volotea a garantire i voli da e per la Sardegna anche dopo la scadenza del 14 maggio dimostra che la strada che abbiamo intrapreso è quella giusta” e che “la disponibilità annunciata dalla compagnia a operare anche nei mesi estivi in una rotta fondamentale come la Cagliari-Roma è un’importante certezza per continuare a mettere in sicurezza la continuità territoriale aerea”.
Ora. Qualcosa non torna, persino al netto della propaganda politica che inevitabilmente accompagna ogni azione di governo. Dal 14 maggio si potrà volare solo da Cagliari su Roma con quel che resta della disastrata continuità aerea ed è una buona notizia per la Sardegna? Non si potrà andare da Cagliari a Milano, né lo si potrà fare da Olbia e Alghero, da dove sarà vietato imbarcarsi a tariffa controllata anche verso la capitale. Ma l’assessore dice che la decisione di Volotea dimostra che la strada intrapresa dalla regione è quella giusta.
Figuriamoci se fosse quella sbagliata.
Un ottimismo ancora più strabordante quando dice che “su tutti i voli della continuità diversi vettori hanno già manifestato un forte interessamento e avrebbero già accettato se non ci fossimo trovati davanti alle recenti e improvvise turbolenze di mercato, con un preoccupante scenario internazionale e un aumento del costo dei carburanti. Ora, come confermato da Volotea, le compagnie stanno valutando nel dettaglio ogni rotta e credo che a breve potranno presentare le offerte per tutti i collegamenti in continuità nel periodo dal 15 maggio al 30 settembre”.
Addirittura, ci sarebbero diverse compagnie interessate a coprire la continuità territoriale dalla Sardegna. E perché all’ultimo bando hanno partecipato solo in due, con altri bandi precedenti andati deserti? Perché Volotea, se c’è tutta questa concorrenza e dunque interesse economico, non conferma anche le altre rotte? E soprattutto, perché diamine arrivare sempre all’ultimo istante utile per acciuffare il primo paracadute e provare a non schiantarsi al suolo?
Perché il problema della continuità aerea in Sardegna è prima culturale, poi operativo. Finché i politici a tutti i livelli non capiranno che spostarsi in condizioni e a prezzi decenti è un diritto sacrosanto che non può essere violato, e fino a quando non si acquisirà per certo questo principio, non cambierà mai nulla. Si continuerà a inseguire scadenze e implorare adesioni, a procedere a singhiozzo e a non dare certezze, legittimando di fatto i prezzi ricattatori che le compagnie, che devono pensare ai loro bilanci e non al bene e ai diritti dei sardi, applicano appena possibile. Infatti ora il rischio è che in estate i sardi per spostarsi si debbano affidare al libero mercato, con tutto quello che significa, sempre a voler essere ottimisti e pensare che a ottobre il bando biennale ci sarà davvero.
Eppure non è un concetto difficile da capire: qualcuno potrebbe negare acqua o cibo perché si vive su un’isola? No. Il diritto a spostarsi è vitale e sacrosanto esattamente allo stesso modo, e deve prescindere da coefficenti e riempimento degli aerei e proroghe e concessioni.
Spetta ai politici il compito di vincere la battaglia, non di usarla in campagna elettorale per poi lasciare che tutto torni peggio di prima.









