Viaggio nella città che si blinda per Omicron. Cagliari, piazza Yenne, ore 18,30, vuoto e spettrale è il paradiso degli spritz. “Non ho mai visto piazza Yenne così, giuro, in tanti anni: sembra un secondo lockdown. Stavolta volontario”, sussurra Anna Aledda, stampacina doc, per tanti anni titolare di una storica drogheria nel Corso. Alle 21 esatte la Marina somiglia al Sahara: un deserto totale. Non c’è nessuno, pochi algerini che girano tra le vie, dove subentra anche la paura del vuoto, del buio.
I ristoranti sono sprangati e dentro c’è amarezza: c’è anche chi fa terribili scherzi, e ordina cinque kebab al ristorante indiano per portarli in via Cocco Ortu. Ma a quell’indirizzo c’era un negozio sprangato. I commercianti si barricano e imprecano, gennaio è già un mese duro ma la paura del boom dei contagi sta spingendo i cagliaritani a non uscire, a limitare gli incontri esterni al fine settimana. E di notte Cagliari sembra essersi imposta un altro coprifuoco. “Io ho la terza dose, e tu?”. “Io pure, ma basterà?”, sussurrano due ragazze con la piadina calda mangiata fuori, al freddo.
Non va meglio a Sant’Avendrace, dove uno storico ristoratore scuote la testa: “Lo vedi il viale? Non passa un’anima, non circolano neanche le auto”. Si vedono i lampeggianti delle pattuglie, ma durante la settimana Cagliari non è più Cagliari. In una rinomata bisteccheria del Poetto, quasi tutti i tavoli vuoti. Va sottolineato che tutti questi locali hanno sempre fatto il pieno. “Tre persone in una sera, e dobbiamo far fronte a tanti mesi di chiusura e un mare di spese”, allarga le braccia il titolare.
Sembra davvero una città “chiusa per Omicron”. Nella prima pizzeria aperta alla Fonsarda, le consegne viaggiano al rallenty: “Ma quali contagi, la gente ha davvero pochi soldi”, questa è la verità. Poi sta aumentando tutto, il costo delle materie prime: farina, pesce, carne, prezzi alle stelle. Poi ci sono i vaccini da fare, le migliaia di persone blindate per obbligo, in quarantena. Tutti ormai abbiamo un parente o un amico positivo, FFp2 e via, ma anche via Paoli alle 19 sembra avere lo shopping contingentato in piena campagna di saldi al 50 per cento.
Cagliari, 19 gennaio 2022: i commercianti scoprono il duro prezzo del green pass, che è comunque una giusta barriera, per molti invalicabile, e non si tratta solo dei No Vax. La storia di Antonello Ciabatti, che dopo decenni ha chiuso la sua leggendaria merceria a Cagliari, dopo l’articolo di Casteddu Online è finita ieri in diretta a Rete 4 nel programma di Andrea Giordana. Ma a Cagliari nelle vie classiche, da via Dante a via Sonnino, tante insegne sono divelte, spaccate: locali abbandonati da tempo e affittati comunque a peso d’oro. Vedi negozi nuovi spuntati come funghi e i vecchi, ancora pienamente googlizzati, spariti senza un ciao. Si perdono tutti i punti di riferimento, resiste però il novantenne calzolaio di via Carducci. Forse un giorno ci chiederemo davvero, come sia stato possibile. Ma la città è così triste, con tutti questi occhi di donne e uomini che spuntano inquieti ma comunque belli ed espressivi, come fessure risparmiate dalle mascherine. Raccontateci le vostre storie, abbiamo tutti bisogno di sentirci uniti: stavolta ci siamo distanziati, sui social ribolle la rabbia, c’è soprattutto confusione. Ci si è abituati all’emergenza, ad avere paura del compagno di market. Non sarà per sempre, dai. In fondo un’altra estate non è così lontana.












