di Marcello Roberto Marchi
Due notizie oggi che hanno del clamoroso e che sconvolgono il mondo del commercio cagliaritano e della pedonalizzazione diffusa, ovvero il fallimento della programmazione dello sviluppo economico di Cagliari Città e del progetto politico messo in campo da una decina di anni a questa parte.
L’idea di organizzare la vendita on line, stile Amazon, dei prodotti di qualità che trattano i negozianti di Via Manno e di Via Garibaldi per la clientela che ama andare per vetrine secondo me non ha senso: il cliente o meglio la cliente, per lo più sono prodotti destinati al mondo femminile, è solito guardare, verificare con i propri occhi e con le proprie mani la qualità e la bellezza dei capi da acquistare, trattare se del caso anche il prezzo ( non guasta mai, anzi !!! ), pagare e portarsi a casa con una punta di soddisfazione l’oggetto del proprio desiderio.
Vendere a distanza alla clientela che ama navigare in internet è altra cosa, l’idea potrebbe essere buona ma non credo che possa funzionare come quella di chi ha una organizzazione come le multinazionali della vendita on line. I commercianti di Via Manno e di Via Garibaldi facciano il loro mestiere, seguano la propria professionalità e continuino a avvicinare e trattare la propria clientela con quei tratti,con quella amabilità e il sorriso tra le labbra di cui sono stati sempre capaci e che gli sono stati sempre riconosciuti.
Quello che manca da molti anni a questa parte è la programmazione dello sviluppo, che non è solo commercio, ma soprattutto non è il commercio dipendente dalla ” movida ” e dalla eliminazione delle vie commerciali dei servizi pubblici essenziali, in particolare quello della mobilità pubblica.
La stessa Confesercenti seppure a malincuore ( sono loro che hanno spinto per la pedonalizzazione selvaggia ) ammette che si è sviluppata in eccedenza le tipica attività legata al ristoro ( bar, pizzerie, ristoranti e club che hanno messo in una sorta di gabbia l’intero centro storico), isolando ed eliminando di fatto tutte le altre attività commerciali sotto casa che hanno rappresentato sempre il nerbo della vita quotidiana delle famiglie residenti, adesso invece quasi espulse dal contesto della vita sociale dei singoli quartieri e delle Città.
Bisogna avere il coraggio di un ” ripensamento della Città” da parte di tutti, a cominciare dall’Amministrazione comunale e dalle organismi che ad essa fanno riferimento.Finora c’è stata una programmazione di tipo autotitario, proposta a ratifica a cose fatte, manca il “progetto” economico e sociale al quale legare gli interventi necessari. Si rischia di ammodernare e allargare gli spazi pubblici spendendo una ” barca ” di soldi ma le strade e le piazze rimangono e sono drammaticamente deserte, prive di vita, se non quella notturna che porta degrado e anche danni alla Comunità e quei pochi vantaggi che però discriminano tutte le altre categorie economiche e sociali.