Uta, neonata da una settimana dietro le sbarre insieme alla madre

La situazione inaccettabile: la piccola che ha subito un intervento chirurgico necessita di particolari condizioni igienico sanitarie. La denuncia della Presidente dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme


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Una bimba di appena 14 mesi da una settimana è rinchiusa con la giovane madre nella sezione femminile della Casa Circondariale di Cagliari-Uta. La piccola, che ha subito di recente un intervento chirurgico di labiopalatoschisi, necessita di particolari condizioni igienico-sanitarie e nutrizionali. La sua permanenza in carcere, nonostante l’impegno delle Agenti, dei Medici e degli Infermieri, risulta inaccettabile. Le Istituzioni devono farsi carico di trovare una sistemazione alternativa alla donna e alla bambina”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’Associazione Socialismo Diritti Riforme, con riferimento alla vicenda giudiziaria di una donna di 34 anni di etnia Rom e della figlioletta con cui condivide la cella.

“Madre e figlia – sottolinea Caligaris – sono assistite con professionalità e tenerezza ma la  situazione è tuttavia molto delicata perché la bimba deve essere costantemente monitorata e le visite pediatriche in Ospedale possono avvenire solo con la scorta in un momento in cui peraltro il numero del personale penitenziario è ridotto all’osso”.

“Per quanto possano esservi esigenze cautelari gravi una madre con una creatura di 14 mesi, e altri due bambini in tenera età, non può stare in carcere. Le Istituzioni devono farsi carico di trovare delle strutture a custodia attenuata. L’ICAM è dislocato purtroppo in una località periferica e richiede la presenza costante di Agenti della Polizia Penitenziaria ma esistono – ricorda la presidente di SDR – alternative alla detenzione carceraria che non possono essere ignorate. Tra l’altro il braccialetto elettronico consentirebbe alle forze dell’ordine di monitorare costantemente la donna nella dimora assegnatale e alla piccola di usufruire di un ambiente idoneo a ridurre i rischi di eventuali pericolose crisi. Insomma si può far scontare la pena alla madre e rispettare i bisogni dei bambini”.


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