Arriveranno, su questo sembra non esserci più dubbi: i 92 capimafia più pericolosi d’Italia, quelli condannati in regime di 41 bis, ovvero carcere di massima sicurezza per la loro enorme pericolosità, arriveranno a Uta per essere alloggiati in carcere. La comunità teme e trema, giustamente: il rischio di ripercussioni e infiltrazioni è altissimo. Ma tant’è: la decisione è presa, la Regione ancora una volta ha dimostrato tutti i suoi limiti nella contrattazione con lo Stato – altro che statuti speciali e autonomie – ed è stata incapace di alzare le barricate e rifiutare un’imposizione assurda, che trasforma la Sardegna in una discarica di criminalità.
Dopo l’assemblea di ieri, con la arrendevole presidente Todde che ha riferito come il ministro Nordio abbia di fatto scavalcato la volontà e ignorato le richieste della Sardegna, oggi è il pd a fornire una stampella istituzionale alla presidente 5 stelle, sollecitandola a chiedere un incontro immediato alla premier. “Ho chiesto alla presidente Todde di chiedere un incontro alla presidente del consiglio Giorgia Meloni, per rappresentare il pericolo di esporre la nostra terra a una contaminazione da parte della criminalità organizzata che ne lederebbe il tessuto sociale e la stessa attrattività per accogliere investimenti sani e produttivi”, dice Marco Meloni. “Chiediamo al governo di rivedere la decisione e, in ogni caso, per evitare ogni lettura distorta della norma, di cancellare il riferimento alle isole come sedi preferenziali per i detenuti al 41 bis, come ho chiesto con un mio disegno di legge presentato in Senato qualche mese fa. La Regione ha fatto e continuerà a fare la sua parte. Ora Roma ascolti un allarme che unisce amministratori, cittadini e forze politiche”.











