Insegnante, precaria, divorziata e madre di due figli con una vita in ostaggio di un maledetto algoritmo. Che da cinque anni la taglia fuori dalle supplenze costringendola a qualunque lavoro per tirare avanti con dignità. Ma al di là del suo caso specifico, Valentina M. ci scrive per denunciare un sistema che ha mille lacune e che gioca sulla vita vera delle persone prostrandole e tenendole in una condizione di perenne ansia e disagio. Con il silenzioso beneplacito anche di chi i diritti degli insegnanti e in generale dei lavoratori dovrebbe difenderli: dare la colpa all’algoritmo e all’impossibilità di modificarlo è infatti il modo più semplice per scaricare ogni responsabilità.
Pubblichiamo la lettera di Valentina sperando di poter squarciare il velo e aprire un qualche varco.
“Caro giornale,
Affido a te il mio sfogo , nella speranza che possa servire come cassa di risonanza per i migliaia di colleghi che sono nella mia posizione e vivono la stessa tragedia. Anche quest’anno l’algoritmo GPS mi ha saltata. Sono andata fiduciosa e piena di speranza a controllare il secondo bollettino, ma come sempre, da cinque anni a questa parte, il mio nome non c’è. Sono un insegnante della scuola primaria, sono divorziata e ho due figli in età scolare. Tante spese e le supplenze saltuarie nn bastano. Quest’anno ho fatto 7 lavori diversi , prendo ciò che mi capita…in qualche modo devo arrivare a fine mese. Prima le convocazioni degli insegnanti si facevano in presenza . Arrivavi all’ufficio provinciale e il tuo punteggio era il perno portante del sistema: più punteggio avevi accumulato nel corso della tua carriera, più possibilità di lavorare avresti avuto. I sacrifici delle supplenze brevi che avevi sopportato facendo la provincia di Cagliari, su e giù in auto, per tutti i giorni della settimana, erano ripagati con una sudata e meritata supplenza annuale. E se qualcosa non tornava, se avevi dubbi, potevi confrontarti con delle PERSONE, con dei volti, con delle voci. Avevi una spiegazione, potevi chiedere, parlare.
Ma ora? Ora quell’epoca è finita. C’è il sistema per algoritmo. Il sistema per algoritmo piace tanto , non solo agli uffici provinciali, ma anche ai sindacati. Perché se qualcosa non va (molte cose non vanno), e vuoi fare un ricorso, loro fanno spallucce, perché sai :”è il sistema” “sono calcoli” e cosa ci possono fare loro …eccetera
Quindi tu, ti ritrovi a scorrere con gli occhi quel foglio excel , pieno di speranza e leggere i nomi dei fortunati che sono stati pescati in annualità ( credetemi, è più semplice beccare un terno al lotto), e cercare di comprendere la logica che logica non ha. Perché tu la gavetta l’hai fatta. Perché tu il punteggio lo hai pure. Però passa il collega con 12 punti, alla prima esperienza e che non dovrà andare come te, a consumare le gomme dell’ auto in giro per la provincia..e il motivo ? Il motivo nessuno lo sa, perché l’algoritmo va avanti e non torna indietro.
Però noi, caro giornale, noi docenti, non funzioniamo come lui e un salto indietro ci è toccato stavolta. Un salto indietro che ha toccato le nostre vite e ci ha fatto smettere di credere nella speranza e nella giustizia..che vedi caro giornale? Sono i valori che volevamo insegnare ai nostri bambini e che invece stanno sparendo, inghiottiti da un sistema numerico senza anima.
Una docente precaria”.











