Sui tumori al seno la situazione delle cure e degli interventi all’Oncologico di Cagliari rimane non grave, gravissima. A denunciarlo, per l’ennesima volta, è la consigliera regionale Annalisa Mele dei Riformatori: “A distanza di diversi mesi, la situazione all’Oncologico di Cagliari resta allarmante. Sono passati ormai diversi mesi da quando, in seguito alle numerose segnalazioni ricevute, ho effettuato un sopralluogo e verificato di persona la drammatica situazione in cui sono costrette le donne che devono essere operate di tumore alla mammella e le cui liste d’attesa risultavano essere di circa 70 giorni, il doppio rispetto ai trenta giorni previsti da protocollo ministeriale. Dal sopralluogo era emersa, oltre all’accentuata riduzione del numero di ore di sala operatoria dedicate ai soli interventi di tumore al seno, passate da 72 ore a 36, anche una grave carenza di organico di anestesisti e di infermieri, tanto che bastava si assentasse una sola di queste unità per vedersi annullata la seduta di sala operatoria, come troppo spesso accadeva, arrecando inesprimibili ulteriori disagi alle pazienti, già alle prese con una situazione di per sé disagevole. Al fine di raggiungere una soluzione con massima rapidità, ho deciso di rendere subito pubblico il problema e di avviare con urgenza le dovute interlocuzioni, in primis con il dirigente generale dell’Arnas e con l’assessorato regionale della Sanità. Successivamente al mio dovuto interessamento, era stato appositamente presentato un progetto di abbattimento delle liste di attesa che avrebbe dovuto comportare, giustamente, l’inserimento di professionisti e ridurre così, nel volgere di pochi mesi, le liste d’attesa ai circa 30 giorni come da normativa”.
Ma dalle parole non si è mai passati ai fatti: “Lo stato di attuazione del progetto a distanza di mesi? Al palo. Le gravi carenze del personale del Businco sono rimaste tali, unitamente alle ulteriori sofferenze procurate alle pazienti. Data la circostanza, sta accadendo che le persone che hanno disponibilità economiche stiano optando di rivolgersi alle strutture ospedaliere al di fuori della Regione Sardegna o, comunque, alle strutture private; chi, invece, non può permettersi queste alternative è inesorabilmente costretto a vedere aggravata la propria condizione di salute. Una situazione fermamente inaccettabile e vergognosa”, denuncia ancora la Mele. “Inoltre, non si spiega per quale motivazione con le ultime delibere del Brotzu sia stato autorizzato il ricorso alle prestazioni aggiuntive per molteplici specialità, senza che analoghe azioni siano state messe in atto per realizzare l’abbattimento delle liste d’attesa delle pazienti che devono essere operate di carcinoma alla mammella. Ancora, mi si era dato per certo l’aumento della tariffa oraria delle prestazioni aggiuntive da 60 a 80 euro per l’abbattimento delle liste d’attesa, come già avviene in molte regioni italiane. Non risulta a tutt’oggi che ci siano disposizioni in merito. Ci troviamo insomma ad assistere ad una gestione della politica sanitaria che non mette al di sopra di tutto la salute del cittadino ma è guidata da puro cinismo politico, come anche nel caso dello scorporo del microcitemico dal Brotzu. Ognuno si assuma la propria responsabilità. Ma intanto un fatto è certo. La politica sanitaria non può vivere navigando a vista. Le decisioni e le soluzioni che ho sollecitato a suo tempo, sono state promesse, ma mai attuate: si dice di sì e poi non si fa nulla o si rimanda. Magari lasciando più spazio a problemi politici o personali che nulla c’entrano con la salute dei pazienti”.









