A Cagliari i prezzi non scendono: “E le confezioni di pasta, tonno e biscotti spesso sono più piccole”

Fare la spesa anche nel capoluogo sardo rimane un salasso. E, già da tempo, in vari market i prodotti si sono rimpiccioliti. L’allarme dell’Adoc: “Anche pacchi di caffè e merendine più leggeri, alla faccia di chi sbandiera offerte: il prezzo al chilo è sballato”. VIDEO INTERVISTA


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I prezzi non scendono e le confezioni di vari cibi si rimpiccioliscono. Il fenomeno della “shrinkflation” arriva anche a Cagliari. Anzi, è arrivato da settimane ed ha già messo radici nei supermercati. Un cartello che annuncia un’offerta, o anche nessuna promozione ma lo stesso prezzo di qualche mese fa: cambia la quantità di prodotto, inferiore. Qualche esempio? In commercio si trovano bottiglie di birra da 62 centilitri, sconfessando la classica “zerosessantasei”. Ancora, il tonno: le classiche scatolette da ottanta grammi ora sono da 70, e qualche azienda difende la scelta spiegano che è diminuita la quantità di olio. Ma è il peso netto ad essere calato. Per tanti clienti, però, accorgersi di cambiamenti minimi nelle grammature, tra fretta e necessità di riempire la dispensa, è impresa ardua. Ma qualcuno se n’è accorto, e ha segnalato le stranezze all’Adoc Sardegna. E dai vertici dell’Associazione nazionale per la difesa e l’orientamento dei consumatori confermano: “Il fenomeno delle confezioni di cibo più piccole, già dilagante a livello europeo, è arrivato anche da noi”, afferma il presidente regionale Giuliano Frau. “Diciamo che ci sono troppe fughe di onestà, ma è chiara l’ironia. Tonno, birra, pasta, caffè, cioccolato, biscotti: spesso di legge di offerte speciali e non ci si accorge che dentro pacchi e buste ci sono anche trenta grammi in meno di prodotto rispetto al passato”. Ci sono comunque dei casi di prodotti più leggeri al pari del prezzo, ma sembrerebbe essere l’eccezione e non la regola.

 

 

“Il metro di paragone, ogni cagliaritano che fa la spesa, deve farlo con il costo al chilo, che deve essere sempre esposto”, avvisa il numero uno dell’Adoc sarda. “Bisogna fare una semplice divisione, se ci si accorge che il prezzo segnato sullo scaffale è sbagliato, meglio, sballato, allora vuol dire che c’è qualcosa che non va”. Cioè prezzi non tagliati a differenza della quantità di prodotto venduto. Il carrello diventa più leggero ma il dissanguamento economico non diminuisce.