Grazie a me il gay pride a Cagliari. Così Paolo Truzzu, candidato del centrodestra alle prossime regionali. Le dichiarazioni sono state rilasciate nel corso dell’intervista del giornalista Klaus Davi nel web talk Klauscondicio.
“Grazie ad un mio intervento si è potuto tenere il gay pride a Cagliari. Non l’ho mai bloccato, anzi il primo anno quando ero appena stato eletto era entrata in vigore una nuova norma per cui per fare il gay pride gli organizzatori dovevano sostanzialmente pagare 20 mila euro per poter garantire il servizio della polizia municipale. Non c’era ancora la giunta e non potevamo fare una delibera, allora io ho parlato di mio pugno con il comandante della polizia municipale prendendomi la responsabilità e dicendogli che era giusto che non pagassero nulla perché era un esercizio delle proprie opinioni, una manifestazione di libertà che io non condivido, ma era giusto che chi aveva quelle posizioni potesse manifestare”, ha affermato il sindaco di Cagliari e candidato alle prossime elezioni regionali in Sardegna.
“Non mi è mai capitato di sposare coppie gay ma se succedesse lo farei anche. Ad esempio non avrei avuto problemi a celebrare il matrimonio di Valerio Scanu”.
Antifascismo. “Io un antifascista? Non mi piacciono le cose ‘anti’, non sono nemmeno anticomunista. Credo che la politica si faccia per altri e non contro qualcuno. Sgarbi e Vannacci nella mia giunta? Prima dobbiamo vincere le elezioni, non ho ancora pensato a nessuno degli assessori perché solitamente ho l’abitudine di fare una cosa alla volta. Abbiamo tante persone capaci in Sardegna e non vedo il motivo per portare assessori da fuori della nostra regione”.
Caso Solinas. “Non credo a una manovra della magistratura. Non voglio pensare ci sia un disegno dietro e ho la convinzione che mi avrebbero candidato in ogni caso. Penso semplicemente che la magistratura faccia il suo lavoro e in certi casi può sembrare particolarmente tempestiva”,
“Sinceramente non assumerei Chiara Ferragni per pubblicizzare la Sardegna. Penso che si possa trovare di meglio, non mi sta particolarmente simpatica per tutte le vicende di questo periodo, ma non mi stava simpatica nemmeno prima. Si può lavorare su un testimonial più interessante e che sia in linea con la storia e l’identità della Sardegna.
Non intitolerei mai una via a Michela Murgia o le dedicherei un monumento perché mi sembra un personaggio più negativo che positivo, nel senso che era una di quelle che voleva insegnare agli altri cosa dovevano pensare e imporgli in ogni caso il suo pensiero. Era una totalitaria, per certi punti di vista”.










