“Dentro il locale ho una capienza massima di cinquanta posti, nello spazio esterno, con l’utilizzo di tutti i posti da predisporre posso arrivare a 25 coperti, ma non sempre capita il tavolo utilizzato totalmente. Capita un cliente solo, e allora va messo in un tavolo da due. I posti, così, possono dimezzarsi, e costringermi a poter servire solo dieci o quindici persone”. Inizia con i nudi e crudi numeri di un nuovo collasso economico, Ignazio Giordano, titolare di un ristorante in viale Trieste a Cagliari. Con la stretta anche in zona gialla, non potrà utilizzare i tavoli interni. E, quindi, c’è un crollo complessivo, a livello di coperti, pauroso. Da settantacinque a quindici, e non 25: “Propendo al numero minimo, non sempre si ha la fortuna di avere il numero di commensali pari ai posti che si hanno. Tutto quello che c’era da perdere l’ho perso, queste soluzioni non sono aiuti o incentivi per la ripresa, ma pezze per evitare di pagarci sussidi o ristori”, afferma. Un piccolo gazebo esterno potrà consentirgli, al massimo, di sopravvivere sino a giugno. Ma con incassi quasi nulli. E al danno si aggiunge la beffa, lunga oltre un anno, legata agli aiuti economici dallo Stato per la pandemia.
“Sinora, come ristori ho ricevuto novemila euro, una misura esigua, ho perso centomila euro di fatturato”, conclude. “Ho i dipendenti, 3, tutti in cassa integrazione. “Sono del parere che la sicurezza, se uno adotta le giuste misure, sia al coperto che al chiuso, c’è. Nel periodo del Covid ho servito tante persone, non c’è mai stato un caso di contagio”.











