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Sulcis, scoperta dalla Finanza una doppia maxi bancarotta fradudolenta da oltre 15 milioni di eur.
A seguito di una complessa ed articolata attività di polizia giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Cagliari, i militari della Tenenza di Iglesias hanno concluso le indagini nell’ambito dell’operazione, denominata “MEKNES”, relativa al fallimento di due società con sede nel Sulcis, operanti nel settore estrattivo e dei trasporti di minerali ed entrambe facenti parte dello stesso “gruppo” industriale, che ha permesso di scoprire i gravi illeciti perpetrati ai danni dei creditori e del sistema economico.
A far luce sul sistema di frode sono stati i numerosi accertamenti effettuati dagli investigatori, che si sono avvalsi dei canali di collaborazione internazionale e che hanno portato a termine una ricostruzione minuziosa dei fatti di gestione, andando a ritroso nel tempo per oltre dieci anni. Le indagini si sono concentrate sul processo di internazionalizzazione della “capogruppo”, posto in essere grazie al trasferimento di parte dell’attività industriale e allo spostamento di ingenti risorse finanziarie nel continente africano a favore di quattro società ivi costituite e riconducibili alla medesima famiglia imprenditoriale.
Attraverso diverse condotte illecite, esecutive del medesimo disegno criminoso, amministratori di fatto e professionisti compiacenti, oltre alla falsificazione dei bilanci e del piano industriale nell’ambito della successiva procedura concorsuale concordataria della società italiana, hanno posto in essere operazioni transnazionali al solo scopo di distrarre fondi dalle società, portandole al completo stato di insolvenza.
Il collaudato meccanismo di distrazione prevedeva, oltre al finanziamento delle società costituite oltreconfine mediante il trasferimento di ingenti somme di denaro, operazioni di vendita di macchinari e il successivo riacquisto o noleggio di costose macchine operatrici.
Altre pratiche distrattive si fondavano, essenzialmente, sull’utilizzo improprio del personale per attività svolte in un cantiere per la costruzione di strade in Zambia ed in una stazione di confezionamento del calcestruzzo a Meknes in Marocco (da qui il nome dell’operazione).
Gli investigatori della Tenenza di Iglesias hanno, altresì, accertato che le operazioni venivano documentate attraverso l’utilizzo di fatture “gonfiate” o, nei casi più gravi, totalmente false.