S’Ortu Mannu in pericolo, “bisogna intervenire al più presto per evitare che si perda il patrimonio storico ambientale” gridano gli esperti. “Sagre e feste? Si, ma fuori dall’oasi” propone Romina Zanda, proprietaria dell’agriturismo che sorge a due passi dalle piante secolari. Quello che non può e non deve passare inosservata è la valutazione da parte dei biologi più istruiti del settore che hanno valutato bene le condizioni degli alberi e che, se non si interviene subito, si rischia di perderli. Occasione di “intralcio” è stata la sagra, l’ennesima, che si svolgerà oggi nell’oasi: “Tutto questo mentre la situazione dell’oliveto plurisecolare di S’Ortu Mannu si aggrava e quella di Sa Reina diviene altamente critica.
Siamo vicini al punto di non ritorno e a nulla sono valsi gli studi condotti e i monitoraggi fitopatologici, biomeccanici ed ecologici” ha espresso l’illustre Gianluigi Bacchetta. Adiacente al luogo tanto amato da tutti i cittadini è presente un agriturismo che vive e osserva ciò che accade tra gli antichi rami: “Sagre e feste? Potrebbero essere traslocate fuori dall’oasi in maniera tale da non gravare la situazione. Le strade sono ancora bianche e ogni giorno transitano decine di macchine che sollevano tanta polvere che poi si deposita sulle piante. Magari potrebbero essere asfaltate con i sistemi ecosostenibili per contenere i disagi”. Insomma, tante piccole strategie che, messe insieme, potrebbero evitare la catastrofe, quella annunciata dagli esperti che hanno avvisato sullo stato di salute non ottimale del luogo. Un appello rivolto alle istituzioni, soprattutto, non solo locali, affinché prendano dei provvedimenti per tutelare gli alberi monumentali come le normative nazionali impongono. L’amministrazione comunale, guidata da Debora Porrà, non è per niente indifferente al tema: negli ultimi anni sono numerosi gli interventi a favore della salvaguardia ambientale e non mancano mai le pulizie ordinarie e straordinarie soprattutto in questo periodo. Erbacce e fusti secchi vengono prontamente rimossi al fine di scongiurare che, eventuali incendi, possano distruggere ciò che vive anche da 900 anni.












