Solinas spinge sul governo: “La carenza di medici in Sardegna è un’emergenza nazionale”

Il governatore ribadisce la richiesta di eliminare il numero chiuso nelle facoltà di Medicina. E come già successo per i trasporti, viste le difficoltà a gestire problemi enormi, viene chiamata in causa la politica nazionale. Con buona pace dell’autonomia, abusata nelle parole e inconsistente nei fatti


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Un’emergenza nazionale, persino mondiale, grave e drammatica, che peggiorerà nei prossimi anni a meno che non si intervenga con la massima urgenza. Il governatore della Sardegna, Christian Solinas, spinge ancora sul governo centrale perché acceleri sull’abolizione del numero chiuso nelle facoltà di Medicina. L’emergenza Covid prima, e ora il lento ritorno alla normalità, hanno portato a galla tutte le carenze in materia di Sanità nell’isola: medici di base insufficienti, non abbastanza pediatri, zone disagiate scoperte perché in tanti rinunciano all’incarico, reparti ospedalieri chiusi per mancanza di personale. Un dramma, insomma, soprattutto per i cittadini che hanno purtroppo bisogno di ricorrere a cure mediche.

Come già successo per la questione trasporti, la regione con l’acqua alla gola sposta le responsabilità sul governo nazionale, chiamandolo in causa per cercare soluzioni, con buona pace di un’autonomia abusata nella retorica quanto inconsistente e inefficace nei fatti.

“Per anni – dice Solinas – si è ignorato il problema del progressivo impoverimento degli organici, nascondendo la polvere sotto il tappeto senza avere la capacità di guardare al futuro e di intervenire sulle cause di ciò che sarebbe diventato un grave problema nazionale. Anzi, si è proceduto con leggerezza ad una ricerca esasperata del risparmio, dei conti in pareggio, di un apparente risanamento di bilancio senza considerare che il prezzo sarebbe stato pagato dai cittadini con un servizio sempre più in affanno, strutture inadeguate, apparecchiature obsolete, liste d’attesa e disservizi”. Secondo il governatore della Sardegna, i motivi che stanno alla base di molti dei problemi attuali sono stati efficacemente illustrati, anche di recente, dal professor Garattini, presidente dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, che ha sottolineato come a fronte di una situazione ottimale negli anni ‘80, l’introduzione del numero chiuso ha progressivamente impoverito gli organici. E si moltiplicano anche le denunce dell’organizzazione mondiale della sanità sulla carenza dei medici.

 

Altro problema, quello dei pensionamenti. “In Italia le strutture pubbliche hanno perso  45mila operatori in 10 anni di cui 10mila medici tra ospedalieri e convenzionati. Si prevedono poi 35.200 pensionamenti entro il 2027. Non ci saranno abbastanza colleghi per sostituirli”, sottolinea Solinas. I medici in servizio sono poi piuttosto anziani, visti i blocchi dei turn over. “I dati sono impietosi – sottolinea Solinas – e mostrano che il numero programmato dei nuovi specializzati non è strutturalmente in grado di rimpiazzare i pensionamenti”. Una situazione che i numeri chiariscono meglio di ogni altra cosa: almeno 1 milione e mezzo di italiani, sardi compresi, sono senza il proprio medico di fiducia. Di fronte a una situazione così, non c’è più tempo da perdere, anche perché se ne è già perso tanto, quando si cercava di rassicurare i sardi che tutto andava bene. “Occorre una grande mobilitazione politica, una presa di coscienza da parte del governo nazionale che non può semplicemente scaricare sui sistemi sanitari regionali questa emergenza che rischia di divenire una carenza strutturale devastante”, conclude Solinas.

 

 

 

 


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