Smart working per i dipendenti comunali di Quartu Sant’Elena. Il consigliere Busonera: “È comodo andare fuori a cena. In quel caso il virus non si prende, si prende solo in ufficio”.
Gravi disagi nella terza città della Sardegna non solo per i cittadini a causa del ‘lavoro agile’, meglio conosciuto come smart working, ma anche per i consiglieri comunali che, durante la prima convocazione del consiglio, alcuni di loro hanno riferito in aula di disservizi e inadempienze rilevate. Tra questi, il consigliere Stefano Busonera: “è scandaloso ciò che sta accadendo al Comune. Noi consiglieri dovremmo dare il buon esempio, mantenere le distanze però esserci. Lo smart working può andare bene poche volte alla settimana perché l’emergenza che interessa la nostra città per fortuna non è preoccupante. Quando io non riesco a parlare con un dipendente perché è in smart working, il quale non è nemmeno stato neanche messo nelle condizioni di comunicare con il cittadino tramite un cellulare aziendale, è un problema grave. È comodo andare fuori a cena. In quel caso il virus non si prende, si prende solo in ufficio. Non può esistere questo discorso perché le aziende stanno chiudendo le serrande, non sono in grado di pagare ai dipendenti e nemmeno la cassa integrazione. È facile fare lo smart working quando si ha lo stipendio sicuro. Non possiamo più permetterci di ragionare in questa maniera. Se le piccole e medie imprese non riescono più a pagare le tasse, i soldi per il pubblico impiego, per le pensioni dove li troviamo? La sicurezza prima di tutto, ma non capisco come il 60/70 % degli uffici rimanga vuoto. Il cittadino oggi più che mai ha bisogno di una pubblica amministrazione che lo aiuti. Noi abbiamo la responsabilità di gestire questa emergenza con la presenza, facendo sacrifici tutti quanti, dai politici a chi in questa amministrazione ha l’onore di fare il dipendente. Lo smart working può essere un modo giusto per lavorare ma in condizioni di straordinarietà. Se non possono avere la sicurezza di tornare in ufficio che abbiano la possibilità di essere raggiunti telefonicamente”.
Concorda il sindaco Stefano Delunas che spiega: “questa è una situazione intollerabile, io sono del parere che il personale deve tornare a lavorare negli uffici comunali, costi quel che costi. La norma dice che il 60% è più che sufficiente. Hanno problemi di coabitazione? Allora ben vengano i turni: uno lavora la mattina, l’altro la sera se proprio hanno la fobia del contagio. Se non si aiutano le imprese, abbiamo il rischio che scatti la rivolta sociale”.











