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Situazione esplosiva nel carcere di Uta: “Aggressioni verbali e fisiche, al punto tale da minare psicologicamente gli operatori”

Tra i fatti più gravi avvenuti, la violenza messa in atto da un detenuto nei confronti di una infermiera.

di Valeria Putzolu
30 Gennaio 2025
in lungo-la-130, zapertura

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Uta, i parenti non vogliono sentirlo al telefono: detenuto si arrabbia e picchia il responsabile della sorveglianza
Situazione esplosiva nel carcere di Uta: “Aggressioni verbali e fisiche, al punto tale da minare psicologicamente gli operatori”. Tra i fatti più gravi avvenuti, la violenza messa in atto da un detenuto nei confronti di una infermiera.
La denuncia parte dalla Segreteria Provinciale della Federazione Italiana Autonomie Locali e Sanità, una vertenza sulla “situazione critica in termini di sicurezza per il personale sanitario della SS “Tutela della Salute in carcere” – Casa Circondariale UTA – E. Scalas”: una situazione resa già nota il “28 novembre 2024, avendo ricevuto diverse segnalazioni, la segreteria Territoriale, informava il D.G della ASL 8 della grave carenza di personale infermieristico, chiedendo di voler intervenire con le opportune integrazioni. Tale richiesta duole dover constatare che non ha avuto a tutt’oggi alcun riscontro.
Nel periodo di tempo intercorso sono altresì incrementate le difficoltà per il personale sanitario, di poter lavorare con la necessaria tranquillità e sicurezza, facendo aumentare ansia e preoccupazione per la propria incolumità e salute. All’interno della struttura carceraria non sarebbe infatti garantita agli operatori sanitari, l’indispensabile sicurezza dovuta a chi è impegnato a svolgere un lavoro particolarmente delicato in un setting di per se’ critico”. Ecco i punti principali esposti: “Il personale sanitario opererebbe in ambienti igienico sanitari carenti, poiché le pulizie degli ambienti sanitari sarebbero state affidate a detenuti (la cui volontà è apprezzabile), ma che non si concilia con l’indispensabile necessità di garantire le corrette e adeguate pulizie in ambienti sanitari che per definizione non possono essere equiparati a quelli di un ufficio amministrativo di qualsivoglia ente. Al personale sanitario non sarebbero stati assegnati nemmeno spogliatoi a norma. Gli ambienti assegnati infatti sarebbero privi di bagni e docce indispensabili e non rinunciabili. Gli strumenti messi a disposizione del personale, uno su tutti (es. carrelli della terapia), sarebbero così obsoleti e privi di una regolare manutenzione da essere stati la causa di infortunio sul lavoro”. E ancora: “Il personale Infermieristico, opererebbe frequenti e significative movimentazioni manuali di pazienti, nei numerosi interventi di primo soccorso, in condizioni di assoluta assenza di ausili previsti per la movimentazione a tutela della sicurezza della salute dei lavoratori. Le condizioni legate alla climatizzazione interna agli ambienti di lavoro, sarebbe inadeguata al punto tale che nel periodo estivo, risulterebbe  critica, anche la gestione dei farmaci  nelle varie medicherie inserite nelle sezioni della struttura carceraria. La grave carenza del personale infermieristico ed OSS, unitamente all’assenza di opportune e condivise procedure di lavoro tese a creare condizioni di maggiore sicurezza e tutela dei lavoratori, hanno contribuito a generare ansia, preoccupazione, messa in discussione della propria professione; e quando (a seguito di
un’aggressione fisica subita da una infermiera), è stata rappresentata la situazione al Direttore del Distretto dell’Area Ovest Dr. PP.P,  ci viene segnalato, anche dai Responsabili della Struttura carceraria, che il medesimo Direttore a tutt’oggi non avrebbe adottato nessun intervento migliorativo. Gli operatori sanitari tutti, compresi i medici e i responsabili sanitari, lamentano in generale di sentirsi abbandonati dai vertici della ASL 8, ognuno per le parti di competenza, ma nessuno escluso”.
Inoltre “le attività sanitarie avvengono in modo prevalente con la presenza di detenuti lasciati liberi, a seguito della cosiddetta “sorveglianza dinamica”, che tuttavia riduce il livello di sicurezza verso gli operatori sanitari. Tale percezione sembrerebbe aver indotto, la struttura carceraria a creare nel “SAI” Area Degenza, quella che dagli operatori sanitari è stata ribattezzata come “La Voliera”, ovvero un’area caratterizzata da una struttura metallica/inferriata a sbarre, opportunamente fissata alle estremità delle due pareti verticali, la soffitta e lo stesso pavimento, all’interno della quale, per ragioni di sicurezza, il personale sanitario si chiuderebbe  volontariamente, nei momenti in cui la polizia penitenziaria deve allontanarsi, dall’area degenza, per ragioni di servizio, creando il paradosso di avere “temporaneamente” il personale sanitario rinchiuso dietro le sbarre, ed i detenuti liberi di circolare nell’area di degenza, fino al rientro della polizia penitenziaria.
Se non fosse davvero drammatico l’ambiente di lavoro, all’interno del quale gli operatori sanitari sono obbligati a lavorare, ci verrebbe da chiedere laconicamente ai vertici della ASL8 8: “ma che male hanno fatto i lavoratori assegnati alla struttura carceraria per meritare di lavorare in un ambiente sanitario totalmente disorganizzato e inadeguato al punto tale da minare la salute e sicurezza degli stessi lavoratori”? Aggiungiamo che oltre al danno la beffa! Poichè parrebbe che tale situazione nei fatti crei delle condizioni pregiudizievoli per eventuali  richieste di trasferimenti che ci risultano essere già state manifestate dai lavoratori senza alcuna possibilità di una regolare via d’uscita! Già perché la risposta dei Dirigenti del Servizio Infermieristico sarebbe stata: -“ Nessuno vuole andare a lavorare in quella struttura”.
Le richieste: “Un intervento autorevole ed incisivo per il ripristino della necessaria serenità ed il rispetto di quanto previsto nel Decreto Legislativo 81/08 sulla  sicurezza e tutela dei lavoratori”.
Tags: uta
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