Il senso, la “ragione” vera del matricidio di Sinnai, a quanto emerge, si possono trovare solo nella testa di Andrea Tidu. Dopo le parole dette nel corso del conferimento dell’incarico degli esperti dalla sorella del 27enne, che hanno poi portato con ancora più forza l’avvocato difensore dell’omicida, Roberto Zanda, a formulare e ottenere, con l’avvallo del pm Enrico Lussu, la perizia psichiatrica, concetti, ragionamenti e racconti sono stati fatti anche durante l’incontro con il legale Carlo Beato: “Andrea ultimamente era strano, lunatico. C’erano giorni in cui era tranquillo e altri nei quali era scontroso”. E, forse, è mancato davvero il tempo per approfondire quei cambi improvvisi e inattesi di carattere, in una famiglia dove padre e figlio lavoravano dall’alba al tramonto come giardinieri e tornavano a casa, praticamente, solo per cenare e dormire. Una vita segnata dal lavoro per Lello Tidu, una “carriera” da copiare per l’unico figlio maschio di una famiglia molto riservata. La coltellata mortale inferta per l’auto negata? Solo una ipotesi, anche perché è emerso che Andrea Tidu non avesse la patente ma non per motivi di alcol, “quello è avvenuti anni fa, stavolta era perché gli avevano trovato, durante un controllo, il camion troppo carico”, precisa il legale di padre e sorella.
“Non cercano vendetta, è pur sempre un loro parente stretto. Sono contenti della decisione di sottoporlo a una perizia psichiatrica”, aggiunge Carlo Beato. “Sperano, confidano che sia un’occasione buona perché poi qualcuno possa aiutarlo”. Distante da sbarre e agenti penitenziari, ovviamente. Se gli esami dimostreranno l’instabilità psichica del ventisettenne, il reato di omicidio volontario aggravato scomparirà, e per lui potrebbero aprirsi le porte di un centro di recupero o di una struttura specializzata. In caso contrario, il processo andrà avanti con il rischio di una condanna all’ergastolo.










