Truffe ed estorsioni a partire dal 2015, oltre cento casi in Sardegna. Le vittime? Sacerdoti sardi. I truffatori? Una banda di falsi restauratori di etnia Rom, quattro di loro avevano anche il reddito di cittadinanza. Un’organizzazione criminale, radicata nella zona di Oristano, che ha restaurato in modo totalmente abusivo beni della Chiesa, truffando ed estorcendo soldi a sacerdoti e responsabili di istituti religiosi cattolici. Le indagini sono durate iniziate nel 2017 e, oggi, sono scattati i provvedimenti da parte dei carabinieri per la Tutela del patrimonio culturale. Tre Rom in carcere, due ai domiciliari e tre all’obbligo di dimora. Otto le persone coinvolte tra Fontanella (Bergamo), Samarate (Varese), Bologna e Labico (Rm). L’operazione è stata condotta in sinergia con i comandi dei carabinieri di Pordenone, Bergamo, Varese, Brescia e Roma con, anche, il nucleo elicotteri di Orio al Serio. I finti restauratori sono riusciti a carpire la fiducia di vari sacerdoti per effettuare dei restauri ad oggetti religiosi. Al momento del pagamento, la richiesta di una somma più alta. E, davanti al rifiuio di alcuni parroci, la banda partiva con le minacce: in alcuni casi non restituendo i beni, in altri promettendo di informare la Curia o la Soprintendenza del fatto che avevano consegnato gli oggetti sacri senza autorizzazioni.
Diverse centinaia di migliaia di euro sono stati estorti ai religiosi, più tutii i pezzi mai restituiti. I parroci, a volte, hanno pagato con dei gioielli devozionali o accendendo finanziamenti. Ritrovati anche calici del 1400 e del 1500. Le perquisizioni vanno avanti: sequestrate, agli indagati, anche una villetta bifamiliare nel Bergamasco, un terreno ad Azzano Decimo e vari conti correnti e polizze.












