Centocinquantamila euro, soldi dovuto a una “perdita di chance” che hanno riconosciuto i medici del Brotzu e che ha portato alla morte di Fenranda Nocera. La settantaseienne si è spenta l’11 settembre 2022, stroncata da una candidemia (la più nota candida), un’infezione emersa dopo una seconda operazione chirurgica. Oggi, dopo mesi di attesa tra richieste di risarcimento e analisi e controanalisi, l’avvocato Antonio Mastino ha ricevuto ufficialmente la proposta economica da parte dell’assicurazione tirata in ballo dall’ospedale: “I medici riconoscono una ‘perdita di chance’, nel caso specifico la paziente potrebbe avere subito danni a causa di una mancata diagnosi o di un trattamento errato, riducendo la probabilità di recupero o di guarigione”. Significa, in parole semplici, che qualcosa in reparto è andato storto. Ma la cifra sperata dai tre figli, che tabelle alla mano è di 250mila euro a testa, non è stata minimamente tenuta in considerazione. Il legale ha già chiesto e ottenuto quindici giorni di tempo per consultarsi con i suoi assistiti e gli esperti e formulare una richiesta di risarcimento nettamente superiore: “L’anziana è morta per la candida, infezione accertata all’interno dell’ospedale, per noi c’è un nesso tra il decesso e la negligenza della struttura”. E per negligenza si intende il fatto che “l’ambiente interno non era stato sterilizzato e l’infezione l’ha presa all’interno del reparto, come già accertato”. I dottori sembra che abbiano ammesso di avere notato in ritardo la candidosi. E, quindi, le cure sarebbero partite in ritardo. “Faremo una nuova proposta economica e siamo pronti, nel caso, ad andare avanti col processo già incardinato dal tribunale”.
Alessandro Soro è uno dei figli di Fernanda Nocera: “Sosteniamo che la morte di mia mamma sia stata legata a diverse infezioni, prese sempre all”interno del Brotzu per mancata sterilizzazione e tantissime altre prove. Pagare per un morto 150mila euro è una cifra molto lontana per una persona che non c’è più”, osserva. “Sì, dentro il Brotzu c’è stata una mancata sterilizzazione, non sempre i protocolli vengono disposti totalmente e una persona delicata può incorrere nel decesso. Mamma aveva più di un’attenzione, i soldi proposti sono trotto pochi. Mamma non c’è più”.
LA STORIA – Fernanda Nocera è morta l’11 settembre 2022. Esiste una relazione nella quale viene messa in evidenza la non colpevolezza dei medici del Brotzu: “La donna è deceduta a causa di una candidemia sostenuta a C. Parapsilosis (la candida), infezione diagnosticata dopo il secondo intervento eseguito a sua volta a causa della deiscenza dell’anastomosi colo-rettale, motivo del primo accesso” al Brotzu. E le complicanze successive all’intervento dei primi di settembre non sono ascrivibili “ad una condotta colposa da parte dei sanitari che ebbero in cura la donna, infatti non sono stati ravvisati profili difformi” sia prima, sia durante che dopo l’intervento. A mettere nero su bianco, nelle conclusioni, il motivo principale del decesso della 76enne è stato il medico legale nominato dalla procura, Francesco Locco, e chiamato a dare una risposta sul perchè l’anziana sia spirata dopo il suo ingresso in ospedale il 23 agosto del 2022. La relazione è datata sedici novembre 2022, il deposito nella cancelleria del tribunale di Cagliari è avvenuto lo scorso 22 febbraio. Nei mesi c’è stato un cambio di pm: la consulenza tecnica medico-legale era stata richiesta dal pm Andrea Vacca, oggi il caso è tra le mani della sua collega Rosanna Allieri. Nelle carte è ripercorso sia il primo ricovero con relativa operazione, nel 2021, sia il secondo, con tanto di operazioni colo-rettali, che si è concluso con la morte della Nocera. Il medico legale chiarisce che le complicazioni post operatorie non sono ascrivibili “ad una condotta colposa da parte dei sanitari”. E fa anche notare che la donna fosse una fumatrice con una broncopneumopatia cronica ostruttiva e con un’anamnesi neoplasia vescicale. “La vicenda è tutto fuorchè semplice, sia sotto il profilo medico che sotto quello legale”, precisa dottor Locco. E, dalle carte, emerge anche che il nove settembre, un esame sulla punta del catetere venoso centrale è risultato positivo per S. Hemoliticus, cioè il batterio dello staffilococco. La donna ha iniziato la terapia il sei settembre, dopo una consulenza infettivologica, due giorni dopo l’esame colturale. I due giorni di distanza, però, “non hanno avuto un effetto causale sul verificarsi dell’evento, soprattutto nella sua accezione penalistica”, osserva Francesco Locco. “Se la terapia fosse stata cominciata il 4 settembre non si può affermare, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la Nocera si sarebbe salvata, infatti la mortalità sarebbe stata in ogni caso del 15% contro il 37 del caso concreto”.












