Dalla fattoria alle strade del centro abitato per dare un servizio a 1800 abitanti: Pablo e Tamara, agricoltori, hanno accolto la richiesta dei residenti oltre la stazione ferroviaria che, da tempo, denunciano la difficoltà anche solo per fare la spesa dei generi di prima necessità. È nato anche un comitato spontaneo che, da un mese, incontra i vertici delle istituzioni locali al fine di trovare un rimedio ai molteplici problemi che ogni giorno devono affrontare. Non abitano in campagna, bensì oltre ai passaggi a livello, ora sbarrati, per sempre, al fine di evitare situazioni di pericolo. Una scelta dovuta e attesa da tempo ma che peggiora assai la situazione per quasi 2 mila cittadini che risiedono nelle vie limitrofe. “Sono soprattutto anziani, o, comunque, persone di una certa età. Oltre a un panificio, un parrucchiere e una farmacia non abbiamo altro. Abbiamo chiesto un parco simile a quello della Pineta in modo tale da poterci riunire all’aria aperta seduti in una panchina” spiega uno dei membri del comitato, “ma questa è, forse, una delle esigenze meno importanti rispetto alle altre. Infatti, da quando sono stati chiusi i cancelli, per la maggior parte di noi è un problema affrontare i sottopassi”. Scale o lunghe corsie da percorrere a piedi. Non solo: discese e salite che costringono anche i disabili a un ulteriore sforzo fisico. “Nel sottopasso per le macchine, i lampioni sono posizionati nei marciapiedi, abbiamo spiegato queste problematiche al Comune che si è impegnato a venirci incontro”. Un’altra richiesta avanzata: un ascensore anche in via Matteotti, quello in via Jugoslavia è ancora nelle fasi di realizzazione, “in modo tale da poter giungere dall’altra parte del paese senza troppe difficoltà. Costituiamo un quarto della popolazione, abbiamo bisogno di aiuto”. La viabilità, quindi, da rivedere per andare incontro ai cittadini che lamentano anche l’assenza di servizi e negozi. Ed è così che hanno chiesto agli ambulanti del mercatino rionale del sabato di effettuare almeno una sosta entro settimana nel quartiere isolato. Pablo e Tamara, residenti in campagna presso la loro fattoria, impegnati dalla mattina alla sera nelle coltivazioni da vendere il fine settimana, hanno accettato e non di certo per il guadagno, irrisorio rispetto all’organizzazione aziendale, bensì per dare supporto e un motivo di socializzazione ai residenti. Tra pomodori, finocchi e lattuga si ci ferma a parlare, anche per oltre mezz’ora, creando una sorta di community, un punto di incontro per scambiare quattro chiacchiere fare provvista degli ortaggi disponibili. “Non è semplice – spiega Tamara – le regole per la vendita in strada sono assai restrittive e non consentono di appoggiare le cassette fuori dal furgone, per esempio, e ogni due ore dobbiamo spostarci. Fatica e tempo sottratto ma lo facciamo con il cuore, perché ce l’hanno chiesto i cittadini e anche questa è solidarietà tra gli abitanti”. In un quartiere dove tutto manca, dunque, anche solo un punto vendita itinerante può fare la differenza per chi deve percorrere diverse centinaia di metri prima di raggiungere negozi e servizi e oltre un chilometro e mezzo per i supermercati.











