Paolo Maddalena, magistrato, scelto dagli ex grillini, con 36 voti è stato il più votato nella prima giornata di votazione per il nuovo capo dello Stato. Ma cui sono stati voti anche per Amadeus e Alberto Angela, per Dino Zoff e Mauro Corona. E poi 16 preferenze per Mattarella, 9 per Cartabia e 7 per Berlusconi, 6 anche per Umberto Bossi, il primo a entrare nell’emiciclo per votare in sedia a rotelle. A stravincere sono state le schede bianche, arrivate a valanga come previsto, nella prima delle tre votazioni in cui viene richiesta la maggioranza qualificata dei due terzi degli elettori pari a 672 voti. Dalla quarta ne basteranno 505, ovvero la maggioranza assoluta.
La verità che emerge è molto chiara, confermata da una giornata convulsa dove gli incontri e i confronti politici si sono inutilmente susseguiti alla ricerca di una quadra mai trovata. Non c’è intesa su Draghi, nonostante i ripetuti incontri della giornata col leader della Lega Salvini che dell’ipotesi Draghi è il principale oppositore, ma non emerge neanche un nome alternativo forte e condiviso come da più parti auspicato, tanto da far tornare in auge l’ipotesi Mattarella.
Salvini ha incontrato praticamente tutti: il premier Mario Draghi, il segretario del Pd Enrico Letta, il leader dei Cinquestelle Giuseppe Conte e la presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, a suo agio nell’interpretare il ruolo di leader della coalizione.
Al termine dei diversi incontri che avevano l’obiettivo di indicare Draghi e allo stesso tempo una valida alternativa a capo del governo, solo musi lunghi e volti scuri. Nessuna dichiarazione, tutti hanno guadagnato frettolosamente la strada più lontana dai microfoni dei giornalisti appostati per tutta la giornata la Colle. L’unico risultato, a quanto pare apprezzato da tutti, è stata proprio l’apertura di un dialogo fra gli schieramenti.
Insomma si è girato a vuoto per tutta la giornata, e probabilmente sarà così fino a giovedì quando il quorum si abbasserà a 505 voti, e a quel punto potranno venir meno tutte le buone dichiarate intenzioni di un nome di alto profilo e unanimamente condiviso. Si è rivelata un’illusione, insomma, quella del segretario dem Letta, convinto di risolvere tutto in 72 ore al massimo. Una curiosità: le schede bianche sono state 672, esattamente il numero della maggioranza qualificata richiesta per l’elezione del nuovo capo dello Stato.
E mentre in serata le quotazioni di Casini sono risalite, domani si ricomincia con ritmi rallentati dalle misure di massima sicurezza anti Covid, votazioni a scaglioni e sanificazioni fra un gruppo e l’altro. Fino al creativo seggio drive in riservato ai positivi al Covid.












